Ecatì Ecaté
Ecatì Ecaté vive all’inferno, va a passeggio lungo la riva del fiume Stige e gioca a palla con gli alberi rinsecchiti, all’inferno la palla non rimbalza. Ecatì Ecaté ha il cognome della madre e gli occhi chiari di suo padre, in un sacchetto che ha in mano, mentre rincorre un cerchio con un bastone. Ecatì Ecaté aveva un gatto che però è finito sotto un camion, adesso ha due mezzi gatti, a strisce.
Ecatì Ecaté ama giocare con gli aquiloni, li costruisce da sola con le ossa che trova per terra, forse erano di qualcuno, se gliele chiedessero indietro le restituirebbe. Ecatì Ecaté ha i capelli bianchi e lunghi, gli occhi grandi e neri, la pelle color cenere e il naso piccolo, a carnevale si veste da teschio senza corpo. Ecatì Ecaté ha pochi amici, devono tutti scontare delle pene, lei ogni tanto li aiuta ma la mamma le dice di non farlo e il papà la sgrida.
Ecatì Ecaté studia in una classe di zombi, il maestro è un vampiro, ma lei non vuole studiare, le piace ascoltare il gracchiare dei corvi che rimangono fuori. Ecatì Ecaté ogni tanto si sente da sola, ma va dallo zio Caronte che porta le anime dei morti e c’è sempre qualche bambino anche più triste di lei.