In volo – Parte 2 – Le cose che mi fanno paura negli Stati Uniti I
Le armi. Principalmente sono il mio timore più grande, gente che non sta bene con qualcosa che spara piombo più velocemente di quanto tu possa scappare e non perché sono fuori forma. Non è che io mi stia preoccupando troppo, il piombo è velenoso.
Quello che temo è che mentre vado dal droghiere a prendere un pacchetto di zigulì, una cocacola e dei marshmallow da fare al microonde, entri il classico rapinatore di droghieri americani che ha dimenticato il bancomat nella lavatrice e deve troppo andare a scommettere sui New York Yankees al punto SNAI di fronte.
Oppure visto che andrò a lavorare nell’Head Quarter, come dicono loro, di una grossa aienda, ho paura che vista la crisi un dipendente licenziato voglia venire personalmente a spiegare che malgrado l’accordo trova col sindacato lui fa parte di una sigla minore che non ha firmato un bel niente e il primo che si muove è un uomo morto.
Appunto mentale: ricordarsi di bere poco e svuotare la vescica ogni volta possibile.
Gli inseguimenti sulle strade. Vado in America per un mese, vado a lavorare in un posto sperso e ovviamente la mia azienda mi affitta duemila dollari di macchina. Io rispetterò i limiti e al massimo mi fermeranno per divieto di sosta, quando mi diranno accosti e cose simili obbedirò, per quanto capitò.
Quello che mi preoccupa invece sono gli altri, il tipo che non si ferma e si lancia a tutta velocità nell’incrocio inseguito dalla polizia della contea, poi entra nell’altra corsi, taglia per il giardinetto della famigliola pronta per il barbecue distruggendogli la piscina, per finire schiantandosi contro l’entrata del droghiere dove ero andato a prendere popcorn glassati, una pepsi al mandarancio e delle gomme alla salsa BBQ. L’unica volta, semmai, che non era entrato nessuno con una pistola.