Sai perché si chiamano hamburger?
– Sai perché si chiamano hamburger?
– No.
– Dalla città di Amburgo, dove li hanno fatti per la prima volta.
– E i cheesburger da Cheesburgo?
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– Sai perché si chiamano hamburger?
– No.
– Dalla città di Amburgo, dove li hanno fatti per la prima volta.
– E i cheesburger da Cheesburgo?
L’ultima cena americana è stata di nuovo da Red Robin, che per mangiare un hamburger è meglio di un fast food qualsiasi. Inoltre volevo la foto di un panino serio oltre a quelle delle diverse colazioni fatte in ufficio o in albergo.
Lo so, appena torno vado a comprarmi la bicicletta, non ho comprato iphone, netbook o ebook reader, così con i soldi risparmiati comprerò una bici un po’ meglio del modello base, ne frattempo mangio e nemmeno cose troppo orride.
Comunque la prova che il mio inglese è migliorato, sta nel fatto che ieri ho capito che lì danno le patatine fritte a piacere, come per le bevande analcoliche, se le finisci te ne portano ancora. Anche se a dir la verità non ne portano mai tantissime. Il panino però meritava e io ho gradito.
(foto originale Hamburger americano di francescomucio)
Che poi uno sta sempre a dire che gli americani sono grassi e in sovrappeso, va anche detto che per la loro mania del politically correct loro ci provano comunque in tutte le maniere a farti capire che tu, ciccione di merda, devi mangiare di meno, fare una vita più sana, prenderti cura di te e andartene a ‘fanculo col tuo culo fatto a misura di Reggia di Caserta.
Così oggi sono sceso per fare colazione e fuori dall’ascensore ho trovato tutta una serie di impronte che andavano in un’unica direzione, un po’ come se stessero facendo una di quelle campagne di marketing un po’ stronze. Gli ameni adesivi portavano ad una sala dove si poteva prenotare una visita medica gratuita, cioè offerta dall’azienda, e ricevere un simpatico sacchetto un sacco di cose buone per stare bene, mangiar bene e sentirsi in forma.
In particola nel kit c’era (me l’ha mostrato una collega):
– spazzolino da denti
– cerotti in pratico dispenser da viaggio
– kit composto da lente di ingrandimento e mini giravite per sistemare gli occhiali
– una pezzuola per pulire suddetti occhiali
– una pinza fermafogli di plastica
– un blocchetto per gli appunti
– vari ed eventuali opuscoli salutisti.
Uguale uguale a come ho visto fare in molte aziende italiane. Comunque ti lasciano ampia libertà di scelta, ad esempio io a pranzo mi sono sparato comunque un hamburger, come dire, noi te l’abbiamo detto che la pistola spara, se te la ficchi in culo poi sono fatti tuoi.
Mi piace però pensare che sono il solito italiano appena arrivato all’estero, che ancora va riempiendosi la valigia dello shampoo che danno in albergo o che si riempie la coca-cola fino all’orlo, e senza ghiaccio, quando se la serve da solo. Loro invece sono più adusi a certe cose e cercano di raccogliere con sincerità gli stimoli che gli arrivano dall’ambiente: albergo smoke free? e loro non fumano (non si chiudono nel bagno senza finestre credendosi i più furbi, tanto l’albergo ti sgama comunque e ti succhia duecento cinquanta dollari dalla carta di credito). Posti riservati agli handicappati? e sono davvero per handicappati. L’azienda si preoccupa per la tua salute? d’accordo ti regalano dei gadget, ma loro a prenotarsi la visita ci vanno. Le sagome dei piedi per terra sono tutte sinistre? e loro sono cazzi di arrivarci saltando su una gamba sola.
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