I gay le danno ai russi
Non sono io che lo dico, è Tarantino che lo spiega bene a Christian Slater qui sotto.
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Non sono io che lo dico, è Tarantino che lo spiega bene a Christian Slater qui sotto.
E poi c’erano questi due orsetti gay che litigavano perché uno di loro voleva andare all’isola dei famosi, ma l’altro non era abbastanza famoso per andarci e non voleva che nemmeno l’altro ci andasse.
– Io non capisco perché sei tanto contrariata.
– Non son contrariata, sono gelosa.
– Sei sciocca, perché lo sai che ti amo. Cos’è? ora non ti fidi di me?
– Non mi fido di quell’isola e di quelli che saranno lì con te.
– Cosa dici? Cosa dici? sono tutti personaggi famosi e etero, io vado a rompere un tabù.
– Ma quale rompere un tabù c’è già andato Vladimir l’altr’anno.
– Devi sempre paragonarmi a lui?
– Io non ti sto paragonando…
– Sì invece, tu pensi ancora a lui, sei sempre a metterlo tra di noi: ridipingiamo il bagno, Vladimir ce l’ha verde acquamarina, andiamo al teatro, Vladimir stasera andava all’Opera a Parigi, prenotiamo per le Fiji, Vladimir sta facendo il giro del mondo sul Titanic. Ma vaffanculo tu, ‘sta stronza di Vladimir e il tuo cesso acqualatrina!
Ora che due orsetti gay litighino ci può stare, il problema grave è che spesso lo facevano a notte fonda e non tutti i vicini erano contenti, soprattutto non era contento il bisonte.
Il bisonte era uno che si era fatto da sé, nato in campagna da una famiglia povera aveva tentato la via dello sport professionistico arrivando a disputare anche qualche campionato di serie A, la sua fortuna era stata legarsi alla squadra della città e diventarne negli anni se non un simbolo, almeno un punto di riferimento. Quando aprì una palestra furono subito tanti i ragazzi che vi si iscrissero, anche su campo, malgrado il fisico possente, era sempre stato un ragionatore e fatti due conti in breve tempo aveva una catena di centri fitness che gli permettevano di avere due famosi architetti gay come vicini.
– B-b-buonasera.
– Cosa vi avevo detto?
– Veramente non eravamo noi. Noi stavamo andando a letto.
– E chi è che stava urlando?
– Forse la signora Manzolillo del piano di sotto.
– La signora Manzolillo non c’è, è alle terme fino a Natale.
– Forse è tornata un po’ prima.
– Già sicuramente ha anticipato il rientro, dopo un po’ le terme stancano.
– Ah, non me ne parlare e poi anche con i fanghi, ottimi quanto vuoi, però anche la pelle ha bisogno di riposo ogni tanto. Te la ricordi quella tipa, la contessa romana, come si era ridotta?
– E’ vero, ma io l’ho sempre detto, niente di meglio di una sauna e un bel massaggio all’olio di jojoba e sandalo.
– Ma te lo ricordi quell’idromassaggio in Marocco? era fa-vo-lo-so.
– E sì, e anche il bagnino dell’albergo non era male.
– Allora te lo sei fatto?
– Ma che dici? siamo stati sempre insieme.
– Non è vero, una volta sei andato a prendere una bottiglia di vodka al bar dell’albergo
– Ma tu sei scema.
– Ecco non lo neghi nemmeno!
– Ehi, orsetti del culo! Se non la smettete in questo momento preciso, domani invece dell’idromassaggio avrete bisogno della riabilitazione.
Detto questo il bisonte chiuse la porta sbattendola così forte che un paio di quadri si staccarono dalle pareti finendo in frantumi. I due orsetti, così, passarono la mezzora successiva spazzando il pavimento e cercando di pulire il tappeto persiano senza parlarsi. Più tardi, a letto, prima di mettere la mascherina alle alghe sugli occhi si diedero la buonanotte.
– Buonanotte.
– ‘Notte.
– Senti.
– Cosa c’è?
– Scusami per quelle cose che ho detto prima su Vladimir.
– Scusami tu per le storie che ti ho fatto per l’isola dei famosi.
– Non ti preoccupare, non voglio stare più di un mese senza di te.
– Davvero?
– Sì.
– …
– …
– Comunque avevi ragione il bagnino era proprio un figo.
– Lo so, ma tu sei molto meglio.
– Ti amo.
– Anche io.
Quando gli chiesero come una donna avrebbe potuto riportare i successi e le vittorie nella campagna militare che stava per cominciare rispose, rispose da par suo, perché le battaglie vinte con la lingua non sono meno importanti di quelle vinte con la spada, che Semiramide era stata capace di regnare sulla Siria e che le Amazzoni avevano dominato gran parte dell’Asia. Già perché, ma non sono pochi i libri di storia a tacere l’argomento, uno degli attacchi preferiti dei suoi avversari era sottolinearne la spensierata sessualità, come in senato così sui muri della città eterna.
Dovremmo arrivare alla fine del prossimo decennio per avere finalmente la possibilità di riconoscere la figura di Cesare come una delle tante identificative della cultura gay. Occorrerà ancora ripulirla dalle fantasie di fascistelli di periferia e guardarla da una prospettiva nuova, scevra dalle ombre del ventennio, figlie dell’immaginazione di qualche mentecatto ignorante, un prospettiva che sarà ormai consapevole a pieno titolo che l’omosessuale non è più l’artista, o il presunto tale, dai modi effeminati o uno dei protagonisti di una sit-com d’oltreoceano con una ragazza frigida e una donna alcolizzata e che l’omosessualità non è più un distinguo che possa impedire un’affermazione basata sulla forza della personalità e le capacità individuali anche al di fuori di stantii stereotipi in cui ancora oggi giace imprigionata.
Tra dieci anni, quando l’imposizione per la minoranza di porgere l’altra guancia e l’intelligente battuta tesa a stemperare o schernire l’attacco dell’avversario saranno dimenticati, anche i gay avranno raggiunto la condivisa consapevolezza di poter “mettere a morte” i propri avversari invece di togliergli la polvere di dosso con qualche pacca sulle spalle che vuole essere uno schiaffo.
(foto originale julius cäsar di findustrip)
Definito dai più un semplice accessorio di Costanzo. Nei prossimi dieci anni la sua posizione verrà rivalutata e rivisti i termini del suo contributo al costume italiano. In particolare ci sarà una riscoperta delle sue canzoni e del suo stile, a metà tra il manager in giacca e cravatta e il peracottaro con sandali e sfilatino sotto l’ascella. Ecco, lo ricorderanno così.
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