Modi per svegliarsi – il Tè
Primo, farsi un tè. Secondo, ustionarsi la lingua.
Nel settimo capitolo di Dieci piccoli indianirestano solo in sette sull’isola. Una coincidenza? io non credo.
E che a volte,
alla mattina,
nel mio letto americano con cinque cuscini
mi dimentico di svegliarmi.
Altri operai, testimoniando, hanno confermato che le date dei controlli dell’Asl si conoscevano in anticipo, che nelle riunioni di sicurezza «si firmava un foglio di presenza e basta» e che le condizioni di lavoro in Germania erano migliori.
A me dispiace leggere certe cose, però mi sembra la conferma che l’Italia stia diventando sempre più un paese del terzo mondo e che siano in tanti quelli, che per salvarsi la loro piccola castagna, stiano spingendo sempre di più il paese in questa direzione.
Le condizioni di lavoro sono meglio in Germania? allora meglio lavorare lì, ma poi si è lontani da casa, se stai qui, però, almeno lotta per i tuoi diritti, paura di perdere quel poco che hai? cosa pensi che provino i disgraziati che lavorano nelle miniere in Africa e che si fanno umiliare, frustare e sottomettere ogni giorno per il minimo che gli permetta di sopravvivere? esatto, anche loro hanno paura di perdere quel poco che hanno.
In questi casi si può abbassare la testa e sperare che non succeda niente di più grave oppure trovare il modo di cambiare le cose. Io nel mio piccolo le mie cose le ho cambiate cercandomi un posto diverso dove vivere e un lavoro dove poter crescere ancora. Chi decide di stare in Italia spero che voglia fermare in qualche modo questa deriva. Io al momento non è che abbia molte speranze.
Ma a finale, t’ha si chiavata?
Quando hai un attimo chiamami e fammi sapere.
P.s. Certo che questa è la volta buona che t’arrestano, per pedofilia, sì, sì, nun te preoccupà nun ‘o dico a nisciuno.
Comunque a New York ho imparato che i turisti italiani possono essere peggio di quelli visti a Barcellona, quelli in Spagna almeno avevano qualcosa di ruspante, volendo li si poteva considerare un’involuzione dei caratteristi del cinema italiano anni ’50, un misto tra Pane, amore e Fantasia, qualche film di Sordi, un po’ di Verdone, Franco e Ciccio e una spruzzata di Gigi e Andrea. Insomma, se fossimo con gli amici giusti, forse ci comporteremmo come loro.
A New York invece c’è la schiuma, come si suol dire dalle mie parti, gente che non è lì per fare il ponte, ma, come hanno detto, dicono e diranno alle amiche, per fare shopping. Loro vanno al Moma, a questo o a quel museo il cui nome potrà essere infilato in qualche conversazione. Per loro non è la prima volta, no sarà la terza a New York, ma sa, quando posso ci torno sempre.
Quelle che mi fanno più pena sono le ragazzine che crescono in queste famiglie, camminano come automi precedendo o seguendo la madre in questo o quel negozio, mangiano un gelato sedute al bar come farebbero in qualunque altra città del mondo e aspettano solo che finisca la giornata.
Probabilmente stanno pensando ad altro, alle compagnette di scuola o al tipo troppo fico di quell’altra classe. Mi chiedo allora perché portarle a New York, meglio lasciarle con le amiche o a casa, almeno avrebbero avuto la possibilità di incontrare il tipo, perché non lasciarle diventare semplicemente delle casalinghe, delle donne delle pulizie, delle segretarie di qualche studio medico, fargli sposare un qualche bravo operaio di provincia e farle vivere una vita dignitosa? Cioè sempre meglio che diventino come le madri.
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