Dialoghi dopo una delusione
– Volevo ubriacarmi ma non ci sono riuscita.
– Come mai? i tuoi amici sono troppo brutti?
Nel settimo capitolo di Dieci piccoli indianirestano solo in sette sull’isola. Una coincidenza? io non credo.
– Volevo ubriacarmi ma non ci sono riuscita.
– Come mai? i tuoi amici sono troppo brutti?
– Ma tu non sembri italiano.
– Oh, scusa se non ti ho toccato il culo appena sono entrato.
Una volta un tipo che conoscevo si era messo in testa di allevare quattro tartarughe ninja, allora andò al negozio e le comprò e comprò anche un topo, come maestro.
La prima subito si mangiò il topo, all’inizio il tipo ci rimase molto male, ma poi pensò che questo significava che la tartaruga era più forte del topo e la promosse a maestro ninja. La mise in un posto separato dalle altre per farla meditare come secondo lui facevano tutti i maestri di arti marziali, dopo tre settimane che quella tartaruga era immobile si rese conto che era in meditazione ma morta di non so cosa.
La seconda gli cadde giù dal terrazzo durante un qualche esercizio di agilità ninja. E dal sesto piano hai poche possibilità, anche se sei ninja.
Un giorno poi trovò le due superstiti una sull’altra, a quanto pareva una delle due era femmina ed era arrivata la stagione dell’accoppiamento. Non ci pensò due volte e riportò la femmina al negozio dove l’aveva presa.
Infine si rese conto che per avere delle tartarughe ninja non puoi semplicemente prendere delle tartarughe e insegnargli il karate, ma hai bisogno di un qualche liquido mutogeno. Così prese tutto quello che aveva in casa e cominciò a giocare al piccolo chimico nella vasca da bagno, candeggina, lacca per capelli, profumi, last al limone, tutto. Peccato che il bagno fosse un po’ piccolo.
Oggi sono tre anni che è morto per le esalazioni di quella vasca. Volevo scrivere questo perché penso che anche i cretini vadano in qualche modo ricordati. Una tartaruga ninja, dio santo, e poi magari avrei anche dovuto mangiare la pizza con l’ananas.
Voi che siete gente mediterranea(1) non lo sapete, ma quando fa molto freddo di solito non nevica. Questo vuol dire che malgrado uscire di casa a maniche corte sia controindicato, facendo un po’ di attenzione potete arrivare in ufficio con le scarpe asciutte(2). Oggi invece la temperatura era di nuovo vicina allo zero, così ha ripreso a nevicare senza parsimonia. E la città è tornata ad essere bianca.
Questo è molto bello per l’occhio del turista che vede le strade attraverso la vetrina del KFC dove regala al pil polacco quello che ha guadagnato oltrecortina, un po’ meno per chi, come me, va al lavoro quotidie. Già perché la neve ghiacciata ha le sue controindicazioni estetiche, tipo che restano per giorni visibili macchie gialle e ricordi solidi dei fedeli compagni di uomini e donne che mai troppo presto schiantano, ma perlomeno restano appunto visibili. La neve fresca invece obbliga l’occhio ad essere vigile e la mente a giocare a memory. Non un grande affare, perché se sbagli, bé se sbagli ti porti dietro il tuo bel ghiacciolo marrone che scongelerà poi inopportunamente.
Altra cosa importante da sapere quando ci si muove in ambienti che fino a ieri erano più accoglienti del congelatore domestico è che occorre fare molta attenzione agli edifici cittadini, perché molti di loro saranno stati ornati nei giorni precedenti da stalattiti di ghiaccio con la pericolosa tendenza a precipitare sui passanti sottostanti non appena il termometro tenta una ripida risalita. Insomma, o genti che di li passeranno, statevi attenti.
Spesso per evitare subitanee dipartite o lesioni permanenti a chi non si attende che supposte congelate cadano dall’alto dei cieli, gli addetti alla manutenzione del condominio o dell’edificio pubblico appongono tutto intorno al periglioso perimetro dei nastri rossi e bianchi universalmente riconosciuti come segno di invalicabile confine oppure salgono sul tetto e con una ramazza che già vide tempi migliori spezzano il ghiaccio e lo gettano di sotto urlando, a fin di bene, inutile dirlo, vituperi a danno delle altrui madri, figlie o fidanzate.
E’ un ruolo importante quello che svolgono suddetti manutentori negli equilibri della mobilità di una città piena di neve. Si dà il caso infatti che è molto semplice riconoscere un buon condominio da uno un po’ più sfigato.
Faccio per dire, gli inquilini del palazzo che fronteggia il mio sono persone fortunate, anche di notte, con tempo inclemente, ho visto un omino spazzare via la neve tutto intorno, così che, fino alla fine del marciapiede, alle obbligatorie strisce pedonali(3), sempre hanno la possibilità di passeggiare fischiettando senza tema di bagnarsi le scarpe o, al peggio, scivolare a suolo rischiando l’integrità del coccige. Io invece, povero calimero, ho da fare salti e acrobazie circensi con l’unico risultato di contribuire a innalzare il livello di acqua e fango sul trasporto pubblico varsaviano. E’ una cosa da tener ben presente quando si va per acquistar casa da queste parti.
Bene, detto questo non mi resta che porgervi il mio saluto con una mano che finalmente può agitarsi libera e priva di guanto nell’aria ormai scaldata da quelli che paiono essere gli indizi di un’estate torrida ma quanto mai imminente.
1. E finché mi ostinerò a scrivere in italiano la cosa resterà tale.
2. C’è sempre la contropartita che se calpestate uno sputo rischiate di finire gambe all’aria, ma con un po’ d’attenzione ce la si può fare.
3. Pena multa e non scherzo.
Stamattina ho messo una maglietta “united colors of Benetton”, oggi mi hanno detto che potrei andarci a lavorare un paio di settimane ogni mese. Non so se le cose siano collegate, so però che finché non so di sicuro che fine faccio sto qui e aspetto.
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