L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez
Prese il telegramma come se fosse il seguito di un sogno infausto.
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Ci sono delle frasi che da sole dicono tutto quello che è un autore.
Nel settimo capitolo di Dieci piccoli indianirestano solo in sette sull’isola. Una coincidenza? io non credo.
Prese il telegramma come se fosse il seguito di un sogno infausto.
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Ci sono delle frasi che da sole dicono tutto quello che è un autore.
Ola è in onda adesso su Polskie Radio Bis. Domani metto l’mp3 del podcast.
Certo che dopo essere finita su gazeta.pl avrebbe bisogno di un bagno di umiltà. Ora scrivo alla radio per sfotterla.
Come vedete dalla cartina il viaggio sarà lungo, la partenza di domenica mattina, per l’arrivo ci affidiamo al fatto che a Pasqua italiani, austriaci, slovacchi, cechi e polacchi stiano più o meno a tavola a mangiare con i parenti e gli amici. Google dice che occorrono 16 ore e 6 minuti, ma non dice se sono comprese o meno le pause per la pipì o per mangiare salsicce e cotoletta a colazione appena entrati in territorio polacco.
Ovvio che un viaggio del genere abbia bisogno di un’opportuna colonna sonora, un po’ per restare svegli, un po’ per superare le alpi innevate, un po’ per addormentarsi dolcemente sotto le luci dei distributori di benzina della mitteleuropa, mentre camionisti baffuti parlottano in lingue dimentiche di orrori sui quali occhi umani non hanno mai osato posare lo sguardo, e chiudere la sicura della macchina non è sempre una protezione sufficiente.
Qualcuno vuole dare qualche consiglio su cosa ascoltare durante il viaggio? vi chiedo solo di indicare qualche titolo, tenendo presente che non voglio addormentarmi, non voglio cose lamentose e che queste, più o meno, sono le cose registrate nell’ultimo anno da last.fm.
Se qualcuno avesse voglia di aggiungere ai suggerimenti anche i motivi per cui trova certe canzoni imprescindibili in un viaggio o vuole sprecare due righe per raccontare in quale viaggio una certa canzone l’ha accompagnato, si senta libero di farlo nei commenti. Anzi se mi manda la canzone in mail privata provvederò a pubblicare il tutto.
Una volta a Varsavia masterizzerò la compilation costruita con i consigli ricevuti e la invierò a tutti quelli che avranno contribuito. Se volete potete pubblicizzare la cosa e invitare amici per ricevere un cd gratuitamente a casa, l’importante è non farmi addormentare mentre vado a Varsavia.
(nella foto: il percorso in giro per mezz’Europa che farà il vostro)
Io non li conosco i Kiss, non ho mai sentito una loro canzone, non li ho mai incontrati in qualche festa di quelle giuste e non mi sono mai truccato come loro, però ho visto il loro film ed è un film fantastico.
Trama dell’opera: Ciro, Salvio e Sucaminchia, quattro superappassionatissimi fan dei Kiss decidono di andare a Detroit per vedere un concerto dei loro beniamini, dopo tante peripezie riescono a vedere il film, ma il percorso irto di difficoltà assumerà prima della fine il sapore di un viaggio di formazione, perché i Kiss sono meglio pure di Goethe.
Un film per ragazzini un po’ sopra le righe, oltre i soliti genitori che non ne vogliono sapere niente del rock, bulli della scuola discomaniaci, rapinatori, polizia e acne giovanile, il film si è beccato un bel divieto ai minori di 17 anni non accompagnati negli Stati Uniti l’uso spinto per le parolacce, il sesso e qualche droga. Menzione speciale per la quarantenne che si fa uno dei ragazzini nel parcheggio del locale di streap tease dopo che ubriaco si è esibito davanti a decine di vagine ululanti.
Memorabile il finale in cui il protagonista che sta per entrare al concerto, incontra la madre che tiene un comizio contro i Kiss e si becca uno shampoo perbenista, a quel punto, malgrado i titoli di coda siano ormai incombenti, con la morte nel cuore, decide di dire alla sua vecchia tutto quello che pensa di lei e delle sue battaglie puritane, sa che così non ci sarà un finale lieto, ma la fa comunque una pezza lasciandola sola e incartapecorita*. E poi va al concerto. Ah, è vero, poi ci sono anche i Kiss che cantano una mezza canzone.
(nella foto da repubblica.it: i Kiss è un loro piccolo fan non vedente)
*E noi adolescenti dentro esultiamo e siamo tristi per lui perché sappiamo che quando sei la parte debole non puoi giocare se non a somma zero, se non vinci facendo perdere l’avversario lui non ti rispetterà.
“Riusciresti ad immaginare un mondo diverso, fatto di meno acqua e più persone, di meno pesci e più terra, di cose fatte male e meno cemento, riusciresti a credere che sia possibile rivedere tutto quello che è successo fino ad adesso senza calcolare le conseguenze di ogni piccola modifica come sostituire un bullone con una vite o spezzare un rametto di frassino che sta appena spuntando?”
Forse il vecchio non stava del tutto bene, ma sinceramente non eravamo abbastanza sobri da farci caso, guardai Mark che stava ancora cercando le chiavi della macchina tra i rifiuti, le possibilità che le ritrovasse erano praticamente nulle e io ero troppo intontito per poter muovere un dito o per dargli una mano. Mi guardò di traverso e cominciai a ridere.
– Allora? mi vuoi dare una mano? non eri tu quello bravo a trovare le cose?
Continuai a ridere. Credo che mi trovasse insopportabile già prima che cominciassimo a bere.
– Non posso, ho bevuto troppo.
Non mi credeva, non mi sarei creduto nemmeno io – Che vuol dire?
Ridevo come un ubriaco guardando il vecchio e forse lo ero, sia ubriaco che vecchio: – Diglielo tu vecchio.
Stranamente il vecchio barbone rimase zitto a fissare il vuoto nella nostra direzione.
– Cosa dovrebbe dirmi?
– Che non è il caso di fare certe cose quando sono ubriaco, ci sono dei rischi. – Mi leccai le labbra dove era rimasto il sapore della capirissima. – A volte – aggiunsi piano.
Doveva averlo sentito per forza, volevo che lo sentisse, l’avrebbe sentito anche se l’avessi solo pensato.
– Fallo – disse.
– Sei tu il capo a questo giro.
Gli voltai le spalle e mi diressi verso la macchina. Avrei dovuto avere il mio impermeabile lungo, ma non c’era nessun lampione a gettare una luce obliqua in quel vicolo sporco. Infilai la mano in tasca e tirai fuori il cellulare, feci il numero di emergenza e lo portai all’orecchio. Presi il bicchiere del cocktail che mi era rimasto nell’altra tasca uscendo dal bar e ne usai il fondo per colpire il finestrino della macchina.
– Polizia, qualcuno ha distrutto il vetro della macchina del mio amico, siamo tra la decima e settima.
Corse verso di me: – Che cazzo hai fatto?
Lanciai plasticamente il bicchiere verso il fondo del vicolo e lo sentimmo sordo andare in mille pezzi.
– Guarda dentro – mi aveva già afferrato per il bavero del cappotto.
Aprì lo sportello della macchina e vide le chiavi sotto al sedile.
– Erano lì?
– Direi di sì.
– Da quanto tempo?
– Più o meno da quando siamo scesi dalla macchina.
– L’avevo lasciata aperta?
– Adesso che arriva la polizia, fai la denuncia così l’assicurazione ti ripaga il vetro.
– Ma non potevi aprire lo sportello come le persone normali?
– Te l’ho detto che c’erano dei rischi.
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