Panettone
Ho portato un panettone in ufficio, per offrirlo ai colleghi.
Poi sono passate le cavallette.
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Ho portato un panettone in ufficio, per offrirlo ai colleghi.
Poi sono passate le cavallette.
Questa non è una casa che si fa mancare nulla, inoltre siamo per il rispetto delle tradizioni di chiunque porti qualcosa di buono da mangiare (no tofu, please). Così all’avvicinarsi della fine dell’anno comincia il conto alla rovescia per i regali e le solite manfrine, cosa vuoi? no, niente, non lo so, non mi manca nulla, costa troppo, poi vediamo, magari quando avremo più soldi, l’anno scorso era stato più facile, l’affettatrice (1).
La prima occasione è il 6 dicembre, cioè oggi, che è San Nicola, e in Polonia è occasione per fare dei regali ai bambini. Ancora non ho capito se è più importante del Natale, ma essendo San Nicola il Santa Claus delle bottiglie della Coca Cola posso presupporre che le due figure siano più o meno interscambiabili e che, come al solito, il marketing abbia sconfitto la tradizione.
Il regalo per me di quest’anno l’abbiamo trovato l’altra sera da Tesco, mentre eravamo lì non ricordo per cosa. E’ tardi e non ho la forza di tirarla per le lunghe, vi basti sapere che se portate le birre io il bersaglio (elettronico) per giocare (16 giochi diversi) a freccette adesso ce l’ho. Bisogna solo che trovi la ricetta per il pollo impanato nei corn flakes e poi posso cominciare a stampare i sottobicchieri di mucio.net.
1 Ogni emigrante che si rispetti ha il sogno di poter ripetere in scala in casa sua quello che trova al supermercato vicino casa sua, non avendo un banco salumi si accontenta di portarsi un trancio di prosciutto o un chilo di parmigiano, non potendo competere con il reparto vini, sogna di poter avere una cantina propria, non potendo contare sulla bancarella di fiducia per frutta e verdura al mercato è costretto a giocare d’incastro nel freezer.
Contro: Non posso ordinarmi una pizza domicilio.
Pro: Non posso ordinare da KFC a domicilio.
Oggi ero alla fermata del tram dove cambio per venire in ufficio e giocavo a solitario sul cellulare. Non ditemelo, ho un cellulare da 400 euro e ci gioco il gioco più stupido di windows, ma alle nove di mattina non potete chiedermi troppo. Comunque ero a questa fermata e aspettavo il tram, sotto la pensilina c’era una barbona con un pile blu che sistemava dei giornali in dei sacchetti di plastica e una tipa che fumava. Poco più in là c’era anche una che con meno di dieci gradi aveva addosso solo delle calze scure ed una minigonna inguinale fatta di pannolenci o qualcosa del genere, ma questo c’entra poco.
Perdo un attimo a guardare questa tipa che fuma, perché come dicevo ero ben poco lucido, che improvvisamente la barbona lancia un urlo aquilino, se avete mai associato un timbro vocale alla parola megera questo è il momento buono per farmi risparmiare una lunga e difficoltosa descrizione di una voce orribile. L’unica cosa che ho capito è stata “Erk lei”, ma sto facendo progressi col polacco, e poi la tipa che fumava si è alzata.
In Polonia è vietato fumare sotto le pensiline delle fermate, mentre si può nei locali, l’estate di due anni fa avevano anche fatto un po’ di comunicazione non convenzionale per questa cosa, avevano sparso della terra accanto alle pensiline e ci avevano messe delle piante, qualcosa del tipo il verde contro il fumo o cose del genere. Penso che la barbona con il pile si lamentasse di questo.
Poco dopo è arrivato un tram e sono salito, dopo di me è salita la barbona che, con i suoi sacchetti, si è andata praticamente ad appoggiare addosso ad una coppia, così il ragazzo si è alzato e le ha ceduto il posto.
Poi la signora si è seduta e ho visto che aveva degli occhi di un blu che non avevo mai visto prima.
– Cosa vuoi da bere?
– Quello che c’è.
– Solo di tè ne abbiamo diciannove tipi, tredici se contiamo solo quelli con più di dieci bustine.
A fine giornata erano ventuno.
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