Oggi a Varsavia
Alle 3:08 il cielo cominciava a cambiare colore e come ieri uscendo di casa verso le otto e mezza c’erano 10°.
La foto è di qualche settimana fa, però mi piaceva molto.
(foto originale Warsaw 23 May 2009 di francescomucio)
You can use the search form below to go through the content and find a specific post or page:
Alle 3:08 il cielo cominciava a cambiare colore e come ieri uscendo di casa verso le otto e mezza c’erano 10°.
La foto è di qualche settimana fa, però mi piaceva molto.
(foto originale Warsaw 23 May 2009 di francescomucio)
A Varsavia abito in un quartiere popolare, non di quelli che fanno a gara con il Bronx di Scafati ma qualcosa di po’ più tranquillo, un po’ grigio (vedi foto), ma niente di terribile, i tram colorati portano in centro in meno di venti minuti, si passa il ponte del principe Poniatowski e si è tra i musei e Nowy Swiat, la strada vetrina di Varsavia. Ma lasciamo perdere le paillette per i turisti e torniamo a casa mia, anzi qualche passo prima, dal portone alle scale che portano al secondo piano.
Lungo le scale mi è capitato di interagire un paio di volte con due coinquilini con qualcosa che andasse oltre il buongiorno/buonasera, che ormai so dire senza problemi (sono facili, dire ciao è già più difficile) e mi è capitato con due vecchietti ben oltre i sessanta.
Il primo, qualche mese fa dopo qualche parola mi ha parlato in italiano, un po’ stentato, ma meglio del mio polacco. Il secondo l’altro ieri per poco non mi faceva prendere un colpo, visto che avevamo il portone che voleva un po’ di forza per essere aperto, andando a tirare ho visto venire dietro la porta il nonnino che stava spingendo.
Ci siamo scusati entrambi e poi ha iniziato a spiegarmi che era colpa del portone e voleva dirmi mille altre cose, tipo lamentarsi dei giovinastri che l’avevano rotto o del tempo o di chissà quale altro fatto. Al ché, prima che partisse in quarta, l’ho interrotto dicendogli che non parlo polacco, ma si sa certi anziani hanno troppa voglia di lamentarsi così un po’ a stento, ha cominciato in inglese, dicendomi che il portone era rotto e che qualcuno doveva essere stato, eccetera.
Sarà stato un caso, sarà che uno ha fatto la guerra in Italia e l’altro ha lavorato da giovane in Inghilterra e probabilmente nel mio palazzo ci saranno anche due analfabeti totali e un sordomuto, per riportare le statistiche in media, però due vecchietti su due che oltre al polacco parlicchiano una lingua straniera mi ha fatto un po’ impressione.
In questi casi mi torna sempre in mente il fatto che mi raccontò un mio amico: ci sono questi due stranieri in una salumeria a Salerno, che a fatica sanno qualche parola di italiano e chiaramente si stanno sforzando per arrivare a chiedere un etto di mortadella, quando finalmente riescono a completare la frase, il salumiere gli fa – Con pistacchio o senza?
P.s. Ieri mattina il portone era tornato a funzionare senza problemi, con la più classica delle soluzioni polacche, il bordo che sporgeva è stato segato via.
(foto originale Warsaw 21 May 2009 di francescomucio)
– Ti metti il maglione di lana?
– …
– Ma se ci sono otto gradi?
Repubblica ci racconta:
Centocinquanta abitanti e duecento negozi di parrucchieri. E’ questa l’eccezionale proporzione di Osinow Dolny, un paese polacco a circa 60 chilometri da Berlino, diventato da alcuni anni la meta preferita delle donne tedesche in cerca di un nuovo stile. Varcare il confine per un taglio di capelli, che costa intorno ai 4 euro, è un vero risparmio se a farlo sono gruppi di amiche e vicine che si dividono le spese di trasporto.
La verità è che non solo le signore tedesche, ma anche io due sabati fa ero a spendere tre euro e mezzo per tagliarmi i capelli. Fanno un po’ schifo, ma ricresceranno. Inoltre sono talmente corti che tornerò a tagliarli tra sei mesi. Un ulteriore risparmio, no?
L’umorismo polacco è un po’ diverso da quello italiano, di solito c’è molto più alcool e sesso esplicito, le barzellette poi vanno capite, a volte sembrano monche, come se mancasse una battuta, insomma bisogna entrare nella mentalità polacca per riuscire a riderne e di solito un paio di bicchieri di vodka aiutano, soprattutto a stomaco vuoto.
L’umorismo è spesso la lente di ingrandimento attraverso la quale un popolo osserva i propri difetti e i polacchi non fanno eccezione, spesso nelle loro barzellette si descrivono come ubriachi (ma meno dei russi), scansafatiche, irrispettosi delle regole e interessati a immediato tornaconto. I bersagli principali dell’umorismo polacco sono i russi, le forze dell’ordine e gli stessi polacchi.
Ad esempio se sei uno stupido sei un come thermos russo, se fai rumore mentre mescoli lo zucchero nel te (cosa da cafoni) ti chiedono se hai un familiare nella polizia o il monumento per l’Armata rossa che liberò Varsavia (nella foto) diventa il monumento ai quattro addormentati e lo chiamano davvero tutti così.
Dopo un po’ ci fai l’abitudine e certe battute riesci a capirle, ma se mentre sei in macchina qualcuno ti dice di fare attenzione ai poliziotti ubriachi, tu già immagini che devi sganciare qualche cinquantina di zloti per evitare pretestuosi controlli e perdite di tempo, già ti vedi costretto a passare un paio d’ore vicino ad una macchina delle polizia che ti fa perdere del tempo e comunque stai già guardandoti attorno per capire dove sono questi poliziotti ubriachi e come fare per evitarli. Alla fin fine però puoi fare quello che vuoi ma non puoi scappare ai poliziotti ubriachi e allora l’unico modo per superarli è passarci sopra.
I polacchi chiamano poliziotti ubriachi i dossi stradali che di solito sono nei quartieri residenziali per rallentare i veicoli.
(la foto è di Ireneusz S. Wierzejski presa da wikimedia)
© Copyright Mucio. All rights reserved.
Designed by FTL Wordpress Themes brought to you by Smashing Magazine