Il paese della patata
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Credevamo di essere gli unici ad averci pensato e invece tutti gli italiani sugli Champs Elysée erano armati di una bottigli di spumante, anzi, come ci ha informato una ragazza, con annesso fidanzato, c’era anche qualcuno che si era portato il panettone Bauli.
Le ragazze. A Parigi veramente sono tutte carine, credo che ci ritornerò volentieri.
Gli italiani. A Parigi veramente ci sono troppi italiani, non credo che ci ritornerò volentieri.
Io non ce l’ho con gli italiani, anzi secondo me gli italiani vivono meglio di molti altri, quello che non sopporto sono quel genere di italiani che all’estero devono fare vedere di essere italiani, potrei rientrare io per primo in questa categoria se non fosse che, primo, io mi comporto da cretino sia in Italia che all’estero, secondo, non mi vesto con cappello Recchia e Gabbana, maglioncino attilato e altri accessori credendo di essere un figo e invece risultando solo un cafone vestito a festa.
Italia uno. A conferma di questa cosa quando i francesi vogliono sfottere gli italiani, ad esempio se siete in tre in un locale e accanto avete tre ragazze francesi, che vogliono dirsi, senza farsi capire da voi, che si sono accorte che siete italiani quindi meglio evitare, usano l’espressione in codice "Italia Uno". Quindi io sono un "Italia Uno" voi siete un "Italia Uno", io per me gli ho risposto "France deux", ma non credo l’abbiano capita. Questo per dimostrare ancora una volta che i dementi che urlano "Italia Uno" rovinano l’immagine dell’Italia anche all’estero.
La metro, ad esempio, a Parigi è comodissima, passa ogni due minuti, ha ventimila linee, l’ultima corsa non si paga e se guardate le indicazioni riuscite ad arrivare ovunque senza perdervi. Visto che ero quello che prestava più attenzione alle indicazioni, sono stato nominato capospedizione, peccato che per le prime ventiquattro ore continuassi a dimenticare dove avevo messo l’abbonamento per i tre giorni che avevamo fatto. Poi mi sono rassegnato a tenerlo sempre nello stesso posto e le cose sono migliorate.
Per la cronaca la mia linea preferita è la sei, perchè i treni hanno anche le gomme e a me la cosa fa sempre ridere, in alcuni tratti è sopraelevata e ha la fermata Bastille che è praticamente sulla Senna, non accanto, proprio sul ponte e ci sono i bateau parcheggiati sotto.
Nella foto: Bambini non infilate le mani dove le mette il simpatico coniglietto rosa checca.
La notte di Capodanno, sulla via del ritorno ci siamo imbattuti in metropolitana in tre neri vestisti a festa, uno con un completo da gangster, un altro con una giacca di pelo very truzzo, l’ultimo non me lo ricordo. Sono entrati nella metropolitana facendo gli auguri di buon anno a tutti e invitandoci a bere da una bottiglia di rum fatto nel loro paese, mentre Michel Melange prendeva posto io e il pittore Gaugin non abbiamo rinunciato all’offerta, prima il pittore, poi io, il tipo in giacca di pelo mi ha invitato a dare una bella sorsata, non me lo sono fatto ripetere due volte e visto che a scrocco le cose sono più buone, c’è rimasto male per quanto me ne sono bevuto. A quel punto ci hanno lasciato perdere e sono andati a vendere un dito di plastilina ad un giapponese con la faccia più da fesso delle nostre per dieci euro. Nel frattempo siamo arrivati alla fermata successiva, si sono affacciati con circospezione, "nous sommes allergique à la police" ha fatto quello col completo, "nous aussi" ha detto il vostro Mucio preferito che quando beve ha la lingua più lunga del solito, così hanno cambiato vagone.
Ps il rum offertoci si chiamava "La bella calabresse" che sinceramentente non so come faccia ad essere un rum della Guyana, ma va bene lo stesso.
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