Ultimo giorno
Oggi finisco a Milano, poi torno a Varsavia, poi vado in America e visto che ho una nipote divento uno zio d’America. Apro una parentesi, io non ho mai avuto uno zio d’America, cioè uno che vive in America ed è ricco sfondato e ti regala una Cadillac o una barca di soldi o anche una versione americana del Monopoli, mia madre aveva uno zio in America, ma era uno zio povero, così povero che gli avevano dovuto pagare il biglietto per tornare in Italia, poi l’Italia non era piaciuto ed se n’era tornato, ma non era un’America vera, era l’Argentina, un’America un po’ di serie B. A me, invece, mandano negli Stati Uniti, sarò uno zio d’America serio, anche se solo pro tempore.
Ma parliamo di oggi, anzi no di domani, domani non mi mancherà nulla di qui. E questo credo sia più che sufficiente. Non vedo l’ora di andare. Stamattina ho fatto la valigia, ho infilato a forza tutto tra trolley e zaino e ora uso il computer senza caricabatterie perché è sepolto sotto i panni da lavare, una maglia di cotone e qualche libro. Sinceramente non c’ho voglia di aprire e cercare. Vorrei solo poter andar via alle undici, invece che dover aspettare le tre.
Sono talmente disinteressato a quello che mi circonda, che solo mentre iniziavo a scrivere mi sono reso perfettamente conto che sono in ufficio con una camicia rosa.