Ma se io fossi mancino
Ma se io fossi mancino la mia scrittura sarebbe diversa, e non parlo solo della grafia, ma anche di ciò che scrivo e di come lo faccio. A volte è facile, a volte è difficile, a volte la penna è come il pennello, altre è uno scalpello, a volte lavoro in aggiunto, altre in sottrazione, a volte odio, a volte amo, quando c’è indifferenza il foglio rimane bianco, è come usare un asciugacapelli nel deserto.
A volte la scrittura monta e sale, sale, sempre di più, sempre più forte e non aspetta che la mano sia arrivata alla fine del rigo per andare a capo e quando lo fai lei è già al rigo successivo e non ti da il tempo, incalza, sempre di più, sempre più forte e si dimentica la punteggiatura e devi trattenere il fiato per tornare insietro e aggiungere le virgole saltate e poi si ricomincia di nuovo sempre più forte, fino al finale, che alla fine arriva in un soffio, come una corsa fino al ciglio di un burrone e poi fermarsi colpo, buttarsi a terra e osservare quello che si vede di sotto, guardare alla fine con calma quello che si voleva raggiungere, il panorama dove la terra esiste solo sotto di noi e davanti c’è solo il cielo.