Continuavo a chiedermi perchè mi fa così male
– Vedi dove mi fa male.
– Il medio.
– E dove mi sono messa il cerotto.
– L’anulare. Il quarto.
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– Vedi dove mi fa male.
– Il medio.
– E dove mi sono messa il cerotto.
– L’anulare. Il quarto.
Ci sono tanti modi per capire che l’estate sta finendo, a casa mia è quando Ola ricomincia a comprare il tè.
Solo qualche giorno fa ho capito da dove Coupland ha tirato fuori il titolo di “Fidanzata in coma”
A fine giugno ho provato ad andare in Ucraina. Prima di venire in Polonia avevo anche fatto il passaporto, per la prima volta in vita mia, sapete sono un figlio di Schengen, poi mi ero comprato il vestito buono per il matrimonio del fratello di Ola e infine ero andato a prendere i biglietti per l’autobus da Varsavia a Leopoli. Ovviamente il giorno della partenza Ola finisce in ospedale perché si è addormentata sotto la doccia.
Quello che mi rimane di questa bella esperienza è il vestito e le scarpe per andare al matrimonio e la ricevuta sgualcita dei biglietti dell’autobus. Dai racconti di chi c’era ho capito che non mi sono perso molto, per il cibo sono ovviamente meglio i matrimoni italiani, per il vino anche e non avendo la lacrima facile per i matrimoni dei cognati non ho perso nessun momento commovente. Lo sapevate che nei matrimoni greco cattolici i testimoni tengono delle corone d’oro sollevate sulle teste degli sposi?
Comunque se volete vedere Varsavia com’era durante il comunismo potete andare alla stazione degli autobus per l’Ucraina, c’è il mercato dei vietnamiti o qualcosa del genere, andateci in macchina, scendete, guardate per dieci minuti e risalite in macchina, avrete visto tutto quello che c’è da vedere e non avrete perso nulla.
Ma cosa c’è da vedere? be’ un piazzale spoglio, se ha piovuto anche delle belle pozzanghere, il mercatino l’ho sempre visto chiuso, con dei catenacci dissuasori, ma è soprattutto la paura di prendere delle malattie che dissuade. E’ possibile vedere arrivare un po’ di varia umanità, purtroppo per andare in alcuni posti da Varsavia l’autobus o la macchina sono la scelta più veloce, quindi è possibile vedere il muratore ucraino come la signora che torna dalla casa in montagna, i ragazzi che tornano dal campeggio e la badante moldava.
Sempre all’esterno ci sono i fantomatici “Taki”, “Sawa” o altre cose, sono dei finti taxi che fanno pagare cifre da capogiro a chi non fa attenzione. Solo per salire prendono 20 złoty, poi altri 20-30 al km, per capirci i prezzi ufficiali della città di Varsavia per i taxi non possono superare i 3 złoty al km, ma la media è intorno ai 2. Non è illegale avere un finto taxi, ma non possono chiamarsi taxi, se venite a Varsavia stateci attenti.
Dentro lo spettacolo, in particolare con l’amena cassiera in ciabatte, o se erano scarpe non me ne sono accorto, con dei capelli di diverse sfumature con mesh fucsia o qualcosa di simile, una specie di derviscio saccente che illuminava l’aria ad un palmo dal suo corpo. A capo chino le abbiamo aperto il nostro cuore e le abbiamo confessato la destinazione del nostro viaggio, ci ha fatto un cenno di assenso, ci siamo inginocchiati e ci siamo offerti a lei, alla sua saggezza, alla sua compassione. Ma ci ha detto di tornare il giorno dopo che lì i bancomat e le carte di credito non sanno nemmeno cosa sono.
Il giorno dopo, più mesti, ci siamo avvicinati esitanti, lei ci ha guardato e non ci ha riconosciuti, poi con il suo ritmico gesticolare mi ha dato un nome nuovo, il mio battesimo ucraino.
Oltre a Mario e Luigi Kowalski, i due allegri e simpatici idraulici polacchi che stanno montando i condizionatori in ufficio usando un trapano con la punta lunga più di un metro e con 5 centimetri di diametro, personaggi reali che anche gli altri vedono e che stamattina hanno fatto saltare la corrente due volte (spetta che salvo il post), oltre a loro dicevo oggi abbiamo avuto la visita di Ermento il cervo parlante del bosco di fronte, il problema è che di fronte non c’è un bosco e gli uccelli che sentite sono solo registrati dall’aeroporto per tenere lontani i piccioni, i passeri e i cavalli volanti.
Fa così caldo che ad un certo punto mi è sembrato di vedere entrare una decina di danzatrici del ventre, che ballavano sulle note del capodanno di Canale cinque, invece era solo il nuovo tecnico luci per il djset della settimana prossima, bravo ragazzo, olandese di origine magrebina, solo che le danzatrici erano meglio.
Poco prima di pranzo un mio collega si è sentito male, si è accasciato accanto al computer e nessuno gli ha detto nulla fino a quando siamo rientrati, gli altri avevano pensato che si stesse allacciando le scarpe, invece un infarto fulminante l’aveva lasciato secco nel bel mezzo dell’ultimo quadro di Zelda per Playstation, ci abbiamo messo un po’ a capire che non era un collega ma una pozza di sudore che guardata da diverse angolature sembrava assumere forme differenti, un uomo, una donna, un Cristiano Malgioglio.
Durante la pausa pranzo siamo andati tutti fuori come cani sciolti, ognuno per i fatti suoi e alzando una gamba per pisciare contro un muretto, i maschi, creando una fila di trenta minuti, le ragazze, due. La prima digestione l’ho passata boccheggiando come un pesce rosso che sta per essere gettato nella tazza del gabinetto, poco dopo mi sono ripreso, perché qualcuno ha urtato fortissimo la mia sedia facendomi sbattere un ginocchio contro l’antilope zebrata che usiamo come mascotte e quando le tornano le corna come appendiabiti.
Ho finto una reazione epilettica degna dell’abate Faria ne “Il conte di Monte Cristo II – E come Edmondo”, subito un gruppo di colleghi dal fondo dell’ufficio è saltato sulle scrivanie e ha creato una coreografia degna di una puntata di “non è la Rai” dei bei tempi, ma senza ragazzine seminude, ma con lo stesso senso del ritmo. Il responsabile di qualcosa è entrato mentre tre di loro mi lanciavano in aria, mentre facevo una spaccata volante che Heather Parisi se la sognava di notte, solo che quelli sotto si sono spaventati e non mi hanno preso.
Seppur dolorante ho cercato di darmi un contegno e ho ordinato un Martini mescolato, non shakerato, proprio così, come un compassato agente segreto al servizio di sua maestà Britannica. Una scelta felice, sedutomi al bancone ho incontrato subito una biondina tutta pepe che ha cominciato a farmi mille domande, il mio tono affabile l’aveva subito conquistata.
Poi l’idraulico ha fatto saltare la corrente con l’aspirapolvere alla massima potenza e ci siamo ritrovati io, Marrabbio di Kiss me Licia, Ettore Fieramosca, il parrucchiere della Tatangelo e un polmone su un’isola deserta senza nemmeno una palma da cocco. Marrabbio ha subito cominciato a cucinare il polmone, che prima di spirare ha detto a Fieramosca come finisce X-Files, Lost e Mi manda Picone, anche il parrucchiere della Tatangelo lo voleva sapere e per farci dispetto si è mangiato tutto il Polmone alla Zuava che aveva fatto Marrabbio e poi anche Marrabbio.
Ettore non se l’è presa, stoico ha incassato il colpo, e ha detto che quelli come lui vivono di sole, aria pulita e poesia, io avevo mangiato in pausa pranzo e non ho accusato il colpo. Dopo un poco però Fieramosca ha preso una pietra dove sopra c’era scritto “guardare da molto vicino” e l’ha data al parrucchiere, lui l’ha avvicinata per guardare meglio e Ettore Fieramosca gliel’ha sbattuta sui denti, poi gli è saltato addosso, proprio mentre arrivavano i soccorsi chiamati da qualcuno.
Il telefono ha squillato mentre stavo contando le ultime pecore che, entrate dalla porta principale, stavano cominciando a mangiare i cd dell’ufficio, la carta per le fotocopie e i poster delle signorine in armature medievali che tutti hanno negli armadietti, chi avesse aperto loro gli armadietti non lo so, forse l’ultimo dei topi guidati dal pifferaio di Hamelin che in mattinata era venuto a prendere un caffè con gli amici dell’amministrazione.
Poi mi è entrata in testa una canzone della Carrà e la riporto di sotto.
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