In caso di emergenza far esplodere il coniglio
Non riesco ad interpretare come l’ATM voglia che mi comporti in caso di emergenza.
(foto originale In caso di emergenza far esplodere il coniglio di francescomucio)
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Non riesco ad interpretare come l’ATM voglia che mi comporti in caso di emergenza.
(foto originale In caso di emergenza far esplodere il coniglio di francescomucio)
Appena comincio a leggere qualcosa di Watchmen, tipo le pagine su wikipedia, vengo preso da una sensazione di vertigine, come se mi trovassi sulla soglia di una voragine scura, tanti sono i pensieri e le implicazioni che mi si affollano in mente. Credo che sia il fumetto più potente che abbia mai letto.
Sensazioni simili, ma in misura minore o in modo diverso me le hanno suscitate solo Devilman di Go Nagai o Il grande male di David B.
Fare un discorso completo su Watchmen credo sia un impresa ardua, nel frattempo, prima che esca il film, magari rileggerlo non sarebbe male.
Ecatì Ecaté è una bambina strana, vive nel regno dei morti anche se è viva, fa composizioni di fiori secchi da mille anni e usa la cenere per incipriarsi il naso. Ecatì Ecaté quando vuole riflettere suona il flauto con la tibia di qualcuno che adesso ha altro a cui pensare. Ecatì Ecaté ha messo i suoi libri in cartella, ma la sua scuola non apre mai. Ecatì Ecaté ha uno scheletro per amico, lei lo chiama Sir Gredy, lui da quattro secoli non ricorda più il suo vero nome.
Ecatì Ecaté oggi è allegra, è andata a trovare Sir Gredy e si è fatta tante risate, Sir Gredy invece è meno contento, non riesce a ridere quando non trova la testa. Ecatì Ecaté e il suo amico si sono messi a cercare la testa perduta, è difficile cercare un teschio quando sei circondato da ossa. Ecatì Ecaté alla fine è stanca, hanno cercato dappertutto, perfino dove ci sono i morti di chiacchiera, quelli che quando erano vivi promettevano le cose e poi non le facevano, adesso devono parlare ogni momento e non si può mai stare in pace quando si è vicino a loro.
Ecatì Ecaté consola Sir Gredy, se anche non ha la testa è bello lo stesso, gli dice, ma a lui non basta e vuole piangere, ma non potrebbe farlo nemmeno se avesse la testa. Ecatì Ecaté ha fatto tardi e la mamma presto la chiamerà, allora le viene l’idea, prende una zucca arancio e un coltello affilato, disegna due occhi malati e una bocca cattiva. Ecatì Ecaté ha finito il lavoro, da la testa nuova a Sir Gredy che è finalmente contento, gli piace questa testa, quasi come quella che aveva quando è andato a dormire. Ecatì Ecaté allora capisce, va nella tomba del vecchio scheletro e trova la testa, proprio dove l’aveva lasciata iersera, ancora che dorme sul cuscino di polvere.
Ecatì Ecaté la riporta la testa ritrovata al suo legittimo proprietario, ma Sir Gredy ha ormai deciso di tenersi la nuova, perché dice che è quella più adatta per stanotte, perché è solo una volta all’anno che arriva la notte dei morti.
Non so perché ma avevo sempre associato questo libro a Lolita di Nabokov, quindi era sempre rimasto tra le letture che prima o poi avrei dovuto fare. Invece è un libro completamente diverso, che parte da premesse assurde, Satana va a Mosca, e continua passando da un episodio surreale all’altro, e dove non arriva il diavolo ci pensa la burocrazia sovietica.
Allora Stëpa ne fece una delle sue: s’inginocchiò al cospetto dello sconosciuto fumatore e disse:
“La prego, mi dica di che città si tratta.”
“Caspita!” rispose l’insensibile fumatore.
“Non sono ubriaco,” rispose Stëpa rauco “mi è capitato qualcosa… sono malato… Dove sono? Che città è questa?”
“Ma è Jalta….”
Sono a pagina 248 e lo sto centellinando tra metro e autobus, apprezzandone ogni pagina e scoprendomi più volte a scendere all’ultimo minuto.
Il titolo della foto l’ha dato l’autrice, che è mia cugina.
Ho una cugina cretina. Ma apprezzo, come si dice ora su Facebook.
(foto originale Il camion dei divertimenti di Ivo Pivo)
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