“Riusciresti ad immaginare un mondo diverso, fatto di meno acqua e più persone, di meno pesci e più terra, di cose fatte male e meno cemento, riusciresti a credere che sia possibile rivedere tutto quello che è successo fino ad adesso senza calcolare le conseguenze di ogni piccola modifica come sostituire un bullone con una vite o spezzare un rametto di frassino che sta appena spuntando?”
Forse il vecchio non stava del tutto bene, ma sinceramente non eravamo abbastanza sobri da farci caso, guardai Mark che stava ancora cercando le chiavi della macchina tra i rifiuti, le possibilità che le ritrovasse erano praticamente nulle e io ero troppo intontito per poter muovere un dito o per dargli una mano. Mi guardò di traverso e cominciai a ridere.
– Allora? mi vuoi dare una mano? non eri tu quello bravo a trovare le cose?
Continuai a ridere. Credo che mi trovasse insopportabile già prima che cominciassimo a bere.
– Non posso, ho bevuto troppo.
Non mi credeva, non mi sarei creduto nemmeno io – Che vuol dire?
Ridevo come un ubriaco guardando il vecchio e forse lo ero, sia ubriaco che vecchio: – Diglielo tu vecchio.
Stranamente il vecchio barbone rimase zitto a fissare il vuoto nella nostra direzione.
– Cosa dovrebbe dirmi?
– Che non è il caso di fare certe cose quando sono ubriaco, ci sono dei rischi. – Mi leccai le labbra dove era rimasto il sapore della capirissima. – A volte – aggiunsi piano.
Doveva averlo sentito per forza, volevo che lo sentisse, l’avrebbe sentito anche se l’avessi solo pensato.
– Fallo – disse.
– Sei tu il capo a questo giro.
Gli voltai le spalle e mi diressi verso la macchina. Avrei dovuto avere il mio impermeabile lungo, ma non c’era nessun lampione a gettare una luce obliqua in quel vicolo sporco. Infilai la mano in tasca e tirai fuori il cellulare, feci il numero di emergenza e lo portai all’orecchio. Presi il bicchiere del cocktail che mi era rimasto nell’altra tasca uscendo dal bar e ne usai il fondo per colpire il finestrino della macchina.
– Polizia, qualcuno ha distrutto il vetro della macchina del mio amico, siamo tra la decima e settima.
Corse verso di me: – Che cazzo hai fatto?
Lanciai plasticamente il bicchiere verso il fondo del vicolo e lo sentimmo sordo andare in mille pezzi.
– Guarda dentro – mi aveva già afferrato per il bavero del cappotto.
Aprì lo sportello della macchina e vide le chiavi sotto al sedile.
– Erano lì?
– Direi di sì.
– Da quanto tempo?
– Più o meno da quando siamo scesi dalla macchina.
– L’avevo lasciata aperta?
– Adesso che arriva la polizia, fai la denuncia così l’assicurazione ti ripaga il vetro.
– Ma non potevi aprire lo sportello come le persone normali?
– Te l’ho detto che c’erano dei rischi.