Intro
Quando dovevo andare a Varsavia avevo detto ad Ola che l’avrei portata in un posto, cioè che io le avrei detto il posto dove volevo portarla a Varsavia e poi lei mi ci avrebbe portato. Lei che è secca come il freddo delle sue parti mi ha risposto “Se pensi di conoscere qualche posto a Varsavia.” Ma questa è un’altra storia.
Svolgimento
Dopo che le ho detto dove volevo portarla io, Ola ha deciso che anche lei doveva portarmi in un posto, unico indizio la parola “Westin”.
Così mi sono messo a cercare con Google e a Varsavia non c’è nulla che si chiami Westin, nè un quartiere, nè una strada, solo il Westin Hotel, ovvero il grattacielo che vedete nella foto che ha degli ascensori panoramici da cui si vede tutta la città.
Quando poi sono a Varsavia Ola mi spiega che posto è e che ci saremmo andati spacciandoci per studenti di architettura in cerca di ispirazione.
Quindi ci inventiamo tutta una storia per convincere i tipi dell’albergo a farci salire, tipo che io sto facendo un dottorato in architettura all’università di Napoli e sono a Varsavia per una specie di Erasmus e che lei, che fa psicologia urbana mi deve portare, a vedere i palazzi più importanti della città e cose del genere. Ci mettiamo d’impegno.
Quando arriviamo lì, entriamo, lei chiede se si può salire sugli ascensori e senza dover dire altro ci indirizzano verso il più classico degli addetti agli ascensori, di quelli con la livrea dell’albergo e con l’unico compito di premere i pulsanti dei piani e controllare che nulla rimanga chiuso tra le porte.
Ci porta su, poi ci riporta giù, ci fa salire sull’ascensore centrale, dal quale secondo lui la vista è migliore e ci dice che per lui possiamo rimanere lì quanto tempo vogliamo.
Non mi ricordo quasi nulla della vista di Varsavia dagli ascensori del Westin Hotel, ero troppo impegnato a fingere di avere una faccia seria. Però mi sono divertito come sulle giostre.
Epilogo
Quando siamo usciti dall’albergo Ola mi ha tradotto le due parole che ha scambiato con il tipo dei bottoni mentre eravamo in cima al grattacielo, pressapoco il senso era questo “a me non piace questo lavoro, però è il mio lavoro e allora lo faccio”. Direi in nomination per il Premio Alienazione Mentale Slava 2007.
Dalla foto sembra gran bello.
Ci devo provare anch’io in Russia…
Cugino, tutto a posto? Ti lascio un bacione virtuale, sperando di vederci presto(il ke significa ke avrò finito gli esami, nn x altro…)
SMACK!