Cara Viola,
qui il tempo passa veloce e consuma in fretta le settimane e i mesi. Dopo l’ultima lettera sono stato un po’ in giro senza mai fermarmi a lungo da nessuna parte, ho speso un po’ di soldi e altri ne ho guadagnati.
Adesso sono diretto verso la Scozia, ma credo che mi fermerò prima, vorrei arrivare più a nord quando le giornate saranno più lunghe, mi ci mancancano solo notti più lunghe di queste per farmi cadere davvero in letargo.
Lo so che non ho molto da scriverti, nè un indirizzo da darti per avere tue notizie, ti scrivo perchè ieri ho chiamato Luigi: avevo bisogno di sentirmi meno stupido di quanto sono. Mi ha risposto con il suo solito tono di voce, rilassato e caldo, sembra ieri che siamo andati via da lì. Era sulla veranda della casa e l’ho visto mettersi comodo sulla sua sedia, con il sedile di paglia già vecchio quando noi eravamo piccoli.
Abbiamo parlato una mezz’ora e mi ha fatto bene pensare a quella casa, sedermi sui gradini a guardare la valle e il passaggio delle stagioni sui rami degli alberi e sulle montagne intorno. Luigi è stato ad ascoltarmi e mi ha raccontato della vigna, dei suoi nipoti che tormentano la Giudecca e mi ha chiesto se sapevo come stai.
Ai primi di marzo, l’8, è il suo compleanno, penso che andrò a trovarlo per fargli una sorpresa, vorrei che venissi anche tu, cerca di organizzarti, ti chiamerò più in là per i dettagli. Andare senza di te sarebbe come non andarci.
Ti dovrei raccontare un sacco di piccole cose che mi sono capitate negli ultimi mesi, ma l’autobus dove sono sta per lasciarmi a destinazione. Appena sceso imbucherò questa lettera.
Quando avrò un posto dove ricevere la posta ti scriverò per dirti dove sono.
Fai cose.
Mucio
Caro Mucio,
per fortuna hai un blog, così posso leggere le tue lettere, anche se non sai dove spedirle, e io non ho dove riceverle.
Non resto mai in un posto un tempo sufficiente a memorizzare un indirizzo, in genere vado via quando il tabaccaio mette le sigarette sul banco prima che gliele chieda. Allora, so che è il momento di riprendere la valigia.
Leggere di Luigi e della vigna, m’ha riportato indietro di tanti anni. Forse troppi. Dovrei smetterla di fuggire, che tanto la fuga è da sempre per i perdenti. Ma che posso dire, meglio perdenti che in galera. Un giorno, lo so già, proverò anch’io il desiderio di tornare in quella casa, e stendermi sull’amaca nel patio. Ma temo che dovrò farlo senza preavviso, e senza annunciarmi.
Con affetto immenso.
Viola
Paracula :)
Già,già, sìsì.
Vedrai :P