E poi c’era sto gruppo di estremisti di destra che avevano deciso di metterci un po’ di creatività, in realtà non è che fossero davvero di destra, è che durante il liceo erano convinti che le ragazze di destra o pseudo-destra, le fighette insomma, fossero più porche e allora. Ma non erano di quelli che uscivano e picchiavano i barboni o i gay, cioè anche, però ogni tanto volevano fare anche qualcosa di diverso, qualcosa che si potesse essere interpretato come un’installazione di arte moderna.
Così quando Vittorio, nome di fantasia, per salvaguardarne la privacy, si scoprì ammalato di influenza suina (stavo per scrivere peste), gli prepararono un parruccone esagerato per coprirgli la pelata, lo vestirono come uno di quelli dell’Arci e lo mandarono in un campo rom a fare un po’ di ricerche per un’associazione di volontariato che esisteva solo sui fogli stampati che si portava dietro. Parlava un po’ con tutti, chiedendo quello che si volevano sentire chiedere e non perdeva occasione di dare caramelle ai bambini, sulle quali aveva sputato prima, o di tossire in faccia a chi aveva accanto. I rom vanno poco dai medici e spesso sono in giro sui mezzi pubblici a fare mostra dei loro affanni.
Non so Marinetti che ne pensi, poi lo chiamo, però a me l’idea era sembrata molto futurista.