Dialoghi dopo tempo
– Mi mancava il tuo cinismo.
– Ora hai finito l’album?
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Oggi sono andato a mangiare un kebab un po’ più in là. In questo posto, ci sono due kebab uno accanto all’alto che si fanno concorrenza da anni, uno pare sia turco e l’altro greco o uno turco e l’altro arabo o cose del genere, ogni tanto uno dei due ha la fila e l’altro no, è una cosa un po’ curiosa, di solito quello che ha più fila è quello dove compro, oggi stranamente era quello vuoto.
Avanti al banco delle ordinazioni oggi c’era un tipo strano, con i capelli all’indietro e qualche catenazza d’oro, dietro al banco un pelato sulla cinquantina, con il fisico da strongman, di quelli che corrono con un quarto di bue in spalla, abbattono gli alberi a testate e lanciano i ragionieri dall’altra parte del fiume, d’accordo questo non è sempre vero, per questo che si usano ragionieri che sanno nuotare.
Ho ordinato il mio kebab con le dodici parole di polacco che so, però se devo dire la verità mi sono un po’ impressionato col pelatone, sì perché, vicino ai menù kebab e cocacola di questo posto, c’è anche un articolo di giornale, plastificato e retroilluminato, con un signore arabo vestito in giacca e cravatta che vende i kebab, che parla di quanto è stato bravo questo signore ad aprire un kebab lì e ad avere successo in Polonia. Credo che ai polacchi che emigravano piacesse questa idea di uno che emigra da loro e fa i soldi, come se la gazzetta eschimese pubblicasse un articolo su uno di loro che si è comprato un frigorifero, visto che non fa così freddo se c’è chi si compra un frigo.
Comunque lo strongman del kebab un po’ mi metteva in soggezione, così ho preso un kebab con il panino e non con il pane arabo, di solito prendo il pane arabo perché il panino è più spesso e fin troppo ingombrante e non mi piace mangiare il kebab con la forchetta, alla fine però oggi mi è toccato e non mi sbagliavo quando lo evitavo, alla fin fine era solo del pane vecchio cotto in un forno elettrico e scaldato al microonde.
Mentre stavo lì ad aspettare che il cinese all’interno mi facesse il kebab, e il tipo con le catene d’oro decidesse per quale motivo era lì appoggiato al frigorifero, è passata una bionda con un cappotto rosso, a Varsavia c’è sempre una bionda con il cappotto rosso che passa, questa era alta, carina e stava mordendo una mela. Allora il tipo del kebab ha detto l’unica cosa che si potesse dire in quel momento. Smacznego (1).
1 Buon appetito
Oggi quando sono tornato da pranzo, sono passato come al solito davanti al bar che c’è qui sotto, è un Coffee Heaven, una catena di caffè all’americana, dove c’è gente che legge il giornale, fa due chiacchiere, prende appuntamenti di lavoro e naturalmente prende il caffè.
Superandolo ho incrociato una ragazza che ne stava uscendo e che mi ha guardato negli occhi, non è stato il semplice incrociare gli sguardi, è stata una sensazione strana, come se lei cercasse di capire se mi conoscesse o se io l’avessi riconosciuta. Non conosco molta gente qui e pochi conoscono me, non mi aspetto di incontrare dei miei amici dietro l’angolo di solito e non sembro uno di qui, quindi occhiate del genere sono rare.
Poi, quando ha distolto lo sguardo, l’ho sentita ringraziare qualcuno dietro di lei. Era un ragazzo, con il volto coperto da una folta barba nera, occhiali da vista stretti e lunghi, dalla montatura di plastica scura, a metà del naso, che mi impedivano di vederne gli occhi, labbra carnose che sorridevano con la bocca aperta mostrando dei denti piccoli e distanti. Le aveva offerto il pranzo o un caffè e lei, a parole, lo stava ringraziando mentre il suo viso e i suoi gesti dicevano tutt’altro.
Allora ho realizzato che non le interessava riconoscere me, quanto piuttosto sapere che lì nessuno l’avesse riconosciuta. E mentre mi passavano accanto mi sono fermato e ho guardato verso il bar, ho visto la ragazza alla cassa, un tipo in giacca e cravatta e una bionda con soprabito beige seduti ad un tavolino, un ragazzo col computer, due ragazze che finivano un panino e del succo d’arancia, altri due in giacca più in fondo, anche loro erano immobili. E solo sguardi tristi negli occhi degli astanti.
ha la coscienza sporca (e non solo)
(foto originale Chi abbandona un bidet di francescomucio)
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