Per l’amico Silvio
Ma a finale, t’ha si chiavata?
Quando hai un attimo chiamami e fammi sapere.
P.s. Certo che questa è la volta buona che t’arrestano, per pedofilia, sì, sì, nun te preoccupà nun ‘o dico a nisciuno.
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Ma a finale, t’ha si chiavata?
Quando hai un attimo chiamami e fammi sapere.
P.s. Certo che questa è la volta buona che t’arrestano, per pedofilia, sì, sì, nun te preoccupà nun ‘o dico a nisciuno.
Comunque a New York ho imparato che i turisti italiani possono essere peggio di quelli visti a Barcellona, quelli in Spagna almeno avevano qualcosa di ruspante, volendo li si poteva considerare un’involuzione dei caratteristi del cinema italiano anni ’50, un misto tra Pane, amore e Fantasia, qualche film di Sordi, un po’ di Verdone, Franco e Ciccio e una spruzzata di Gigi e Andrea. Insomma, se fossimo con gli amici giusti, forse ci comporteremmo come loro.
A New York invece c’è la schiuma, come si suol dire dalle mie parti, gente che non è lì per fare il ponte, ma, come hanno detto, dicono e diranno alle amiche, per fare shopping. Loro vanno al Moma, a questo o a quel museo il cui nome potrà essere infilato in qualche conversazione. Per loro non è la prima volta, no sarà la terza a New York, ma sa, quando posso ci torno sempre.
Quelle che mi fanno più pena sono le ragazzine che crescono in queste famiglie, camminano come automi precedendo o seguendo la madre in questo o quel negozio, mangiano un gelato sedute al bar come farebbero in qualunque altra città del mondo e aspettano solo che finisca la giornata.
Probabilmente stanno pensando ad altro, alle compagnette di scuola o al tipo troppo fico di quell’altra classe. Mi chiedo allora perché portarle a New York, meglio lasciarle con le amiche o a casa, almeno avrebbero avuto la possibilità di incontrare il tipo, perché non lasciarle diventare semplicemente delle casalinghe, delle donne delle pulizie, delle segretarie di qualche studio medico, fargli sposare un qualche bravo operaio di provincia e farle vivere una vita dignitosa? Cioè sempre meglio che diventino come le madri.
Oggi ho fatto proprio tardi per andare a mangiare, prima una collega mi spiegava delle cose, poi chiedevo ad un mio collega se c’erano possibilità per chiedere un trasferimento e che stipendio posso aspettarmi. Di solito vado all’una, oggi sono arrivato che erano le due meno un quarto.
Alla mensa americana, alle due meno un quarto, c’è solo l’insalata.
Che tu lo sai già, quando esci dall’aeroporto, che è il prossimo posto dove ti trasferirai
(foto originale Arrivo a New York – Aeroporto LaGuardia di francescomucio)
A noi di mucio.net, Marv Johnson fa stare bene e ne consigliamo l’ascolto agli amici, ai lettori e alla fidanzata.
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P.s. per un pratico inserimento nella vostra playlist preferita, suggeriamo un allegro download non permesso dalle leggi federali, dagli accordi internazionali sul diritto d’autore e tante altre cose brutte che fanno i vecchi per trattenere lo sviluppo di una società più civile, più giusta e più felice. Qui il file da scaricare: Marv Johnson - You've got what it takes
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