L’aria che si respira
Appena arrivato in Polonia ho messo un po’ di annunci per dare lezioni private d’italiano, un lavoro semplice, pulito, con soldi in nero che ti arrivano a fine lezione. L’ideale per cominciare a guadagnare subito qualche soldo e non vivere solo dei risparmi fintanto che non ho trovato un lavoro vero e proprio.
Anche a distanza di sei mesi ogni tanto mi arrivano delle mail di ragazze (purtroppo per le lingue latine è così) che vogliono studiare l’italiano. Purtroppo però con il nuovo lavoro e stando ora a Milano, mi è un po’ difficile dare lezioni d’italiano, così quando mi scrivono rispondo e glielo spiego, così nascono delle conversazioni dal perché stanno imparando l’italiano che finiscono spesso sull’Italia.
La parte più difficile è riuscire a spiegare alle persone perché mi sono trasferito in Polonia, perché ci sto bene e perché non ho intenzione di tornare in Italia. Devo spiegarlo alle studentesse, ai colleghi, agli amici di Ola e a chiunque altro me lo chieda.
In Italia c’è una brutta aria, un’aria di intolleranza e di infelicità, i ragazzi non hanno prospettive per il futuro, chi ha qualcosa ci si aggrappa con le unghie e con i denti e non ha voglia di capire i bisogni degli altri. Tira una brutta aria, è per questo che nessuno si scandalizza quando un ex presidente della repubblica, Francesco Cossiga, si esprime con le seguenti parole:
Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì.
Questa è l’aria che tira in Italia.
(via Gigioli e via Wittgenstein, per l’articolo originale)