Strasburgo, città di strasburghesi, alsaziani e parlamentari europei, nota soprattutto per le sue casetta in stile Alsazia e per le sue tre università costruite strategicamente una vicina all’altra, piena di studenti, piena di erasmus e di piena di tamarri in coupè per il centro. Ci sono andato con la macchina di Johnson quindi non guardatemi in quel modo.
Ve la faccio breve che sono le sei passate. A La Java, localino molto poco in e in cui vi consiglio di presentarvi poco vestiti per non far sentire in colpa i camerieri e le cameriere che girano in maglietta a maniche corte e mutande, a La Java dicevo siamo entrati verso mezzanotte e mezza, l’una, si scende di sotto, un paio di banconi, musica sulla quale agitarsi, poca francese fortunatamente, ma anche pochi metri quadrati e un centinaio di persone con le quali respirare aria calda e sudore. Insomma un gran bel posto.
Prendiamo qualcosa da bere e riesco a convincere Johnson alla terza birra (lo sapete che in Francia non dovete bere cocktail che sono pessimi? come a Bologna insomma) che è il caso di andare sull’alcova sopraelevata a dare prova di essere dei veri showmen, danseur e tomber des femmes, insomma ci leviamo da sotto al bancone lasciando lì Martina e i suoi compagni strasburghesi, che però non sono gli unici autoctoni del posto.
Infatti pare che sia a quel punto il momento di Jerome, nome di fantasia, ma che rende, un po’ ringalluzzito dalla serata, dall’alcool e dal supporto di due compagni, degni suoi pari; il prode Jerome, di cui probabilmente non sentirete mai più parlare dopo questo racconto, decide di issarsi, torso nudo, sul bancone del locale con l’euforico accompagnamento di amici e conoscenti.
Non appena i tre moschettieri, e siamo in Francia mon Dieu, sono sul bancone, amici e camarades iniziano ad intonare un buon compleanno a te in lingua galla. Che dunque stappino lo champagne come faceva il cieco frate Dom Perignon e inondino la folla di bollicine, schiuma, succo d’uva pigiata meccanicamente e qualche decina di mesi di invecchiamento in botti che hanno meno della mia età.
Eppoi nell’euforia del momento, il maschio francese seminudo, ha sentito che era giunto il suo momento, che ci fosse bisogno di dimostrare al pubblico, pagante e non, che in quella sala, in quel locale strasburghese, a La Java un vero uomo c’era e così con cavernicolo tintinnio di corde vocali ha mollato gli ormeggi, slacciato cinta e pantalone, ammainato lo slip o il boxer che fosse, ha mostrato alla plate quello che dopo i cinque anni non si mostra più così facilmente se non alla donna amata.
Ancora il giorno dopo Martina e la sua amica iraniana commentavano che con quel che aveva mostrato avrebbe avuto poche possibilità di trovare l’amore quella sera. Possibilità direttamente proporzionali alla mercanzia esposta.
(foto originale di kellinahandbasket)
Vogliamo vedere la mercanzia di Mucio.
Anzi..
del Signor Mucio!
Mucio,la Martina citata nel blog mi ha detto di commentarti che vuole le foto.
Comunque sto post l’hai scritto con i piedi!!!!!
Si vede che erano le 6, presumo del mattino!
Luca Sartoni: Hai strani desideri, ma preferisco mostrarla alle signorine
Frankie: che foto? Non ne ho fatte mi pare… Non è scritto coi piedi è scritto in maniera arzigogolata, apposta :P
la java e la fava.
scusa, non ho saputo trattenermi.
Se avessi visto il tipo ti saresti saputa trattenere