Cento anni fa moriva questo signore.
Forse non tutti sanno che lo stesso poeta, in una lettera ad un amico,diceva di preferire la versione piana del suo nome, poiché non era amante dei francesismo.
Se oggi non sentirete parlarne o non leggerete di manifestazioni per questo centenario, tenete a mente, che aldilà della “Nebbia agli irti colli” e della “pargoletta mano” Carducci ha scritto anche altre cose e buttarci un occhio non è una cattiva idea, tenuto presente che è stato il primo Nobel italiano per la letteratura.
Quanto a me, cuore mio, batti pur su,
Ch’io ti do poco retta.
Ebbi una volta un pendolo a cucú
Dentro la sua cassetta;E lo tenevo in camera; ma, quando
Mi rompeva insolente
sonni giovanili, io bestemmiando
Molto liricamenteScaraventavo al vigile scortese
Due classici latini,
Seneca e Fedro, ristampa olandese
De gli in usum Delphini.Da Intermezzo in Giambi ed epodi, Giosue Carducci
grazie per questo piccolo regalo! le antologie scolastiche il più delle volte fanno giustizia sommaria delle opere letterarie lasciando vive solo le più “significative”. Tralasciando il “signifgicato” di tante altre cose belle…
confesso: l’ho sempre schifato.
ma forse ero troppo giovane e stolta.
chilosa. magari ci riprovo.