E’ stretto qui e mi manca l’aria, le mie spalle toccano le due pareti di questo passaggio, sopra la mia testa, il soffitto, non dev’essere molto più in alto. Cammino, avanzo, lentamente. Da quanto tempo? da tanto? non lo so. Il tempo mi sembra essere diventato qualcosa di molto relativo, come lo spazio, sto andando dritto? o questo corridoio piega leggermente verso destra? forse a sinistra? sto avanzando o sto andando all’indietro? il movimento meccanico delle mie gambe non mi sembra più mio.
Mi fermo, resto immobile. Nessun rumore, anche il mio respiro mi sembra lontano. L’aria calda e umida ha un odore di stantio, di vecchio, di naftalina e di ammoniaca, sale su, attraverso il naso e poi ti rimane in gola, i polmoni non l’accettano, mando giù un respiro dopo l’altro a fatica, come se stessi imparando a farlo di nuovo.
Ecco, proprio ora, un rumore. Era vero? mi volto, non vedo nulla. Torno a voltarmi in avanti, urto il muro con la spalla destra, quasi con la clavicola, non di lato. Ho fatto più di un giro completo su me stesso o mi sono solo voltato indietro?
Il rumore non c’è più, forse non c’è mai stato, non so in che direzione sto andando, non so da dove sono partito, nè quando, se apro o chiudo gli occhi è la stessa cosa, non vedo le mie mani, sono in un mondo fatto di vuoto, c’è solo questo odore, l’odore che hanno i vecchi, l’odore di denti marci e pelli cadenti. Respiro, una, due volte, mi calmo, tre, conto i respiri.
Mi tolgo la cintura, l’arrotolo e la metto per terra. Comincio a camminare, sorrido, me ne sto andando da qui, ovunque arriverò sarò arrivato in un punto lontano da un altro, lontano dalla cintura.
Cammino. Cammino finchè non urto qualcosa, sento chiaramente un rumore metallico, ho urtato qualcosa di morbido, non si muove, resto fermo, quanto? ho la testa vuota, resto immobile un tempo indefinito, poi lentamente mi piego sulle ginocchia, a tentoni tasto il pavimento, le mie scarpe, la cosa che ho urtato.
La prendo in mano e la scorro tutta, è la mia cintura. Rimetto la cintura a terra come prima, ricomincio. Questa volta con la mano destra seguo il muro.Mi sono confuso, in qualche punto sono tornato indietro per errore.
Urto di nuovo qualcosa, mi abbasso e tocco, l’afferrò, è la cintura. Ricomincio a camminare, ma adesso mi tengo alle pareti con entrambe le mani, conto. Conto i passi. La mia voce rimbomba, parlo meno forte finchè il tono della mia voce non diventa un sussuro. Mastico le parole senza farle uscire dalla bocca. Nelle orecchie continuo a sentirne l’eco o forse è solo la mia immaginazione. A novecentonovanta sento qualcosa sotto i piedi, mi abbasso tenendomi ai muri, tra l’odore a cui ormai mi sono abituato se ne insinua uno diverso, di cuoio. Poggio le mani sul terreno e cerco, la mia cintura di nuovo.
Ci riprovo, l’eco mi ha confuso, sono andato sempre dritto e non ho mai staccato le mani dal muro. Cammino, a passo deciso avanzo tenendomi alle pareti. A novecentodue ritrovo la cintura.
Ricomincio, busso sui muri per cercare punti dove il muro sia più sottile, dove c’è una porta o un’apertura qualsiasi. A ottocentrotrenta sono di nuovo sulla cintura. E’ sbagliato.
Ricomincio a camminare, dritto, sempre. Conto fino a seicentonovanta.
Lo rifaccio. Seicentodicassette.
Mi fermo, afferro la cintura e grido d rabbia. Con la cintura colpisco il muro, poi l’arrotolo intorno alla mano e comincio a prendere a pugni il muro, finchè non mi rendo conto che sanguino dalle nocche e che la mano mi fa male. Il dolore è una sensazione nuova e mi riempie la testa. Rimetto la cintura a terra e ricomincio ad avanzare. A cinquecentoventuno sono di nuovo sulla mia cintura.
Ci dev’essere un’uscita, metto una mano sul soffitto e percorro il corridoio contando a voce alta. Arrivo a quattrocentododici.
Di nuovo, sul soffitto dev’essere l’apertura. Trecenetotrentotto.
Di nuovo, corro, corro solo. Duecentocinque.
Ancora. Centosessanta.
Novantotto.
Cinquantaquattro.
Ventinove.
Dodici.
Sei.
Uno.
wow…da farci un cortometraggio…peccato che non si vedrebbe nulla :P ma le sequenze sono molto cinematografiche muciolino, bello bello, complimenti!
Ecco. L’intenzione era quella di continuare a scherzare. A giocare.
Ma questo pezzo, diamine, necessita una tregua.
Chapeau.
No, non è venuto bene, doveva fare paura :(
Paura no, ansia e dispnea si…bentornato
Dispnea io non lo direi nemmeno al mio peggior nemico… e cmq sei tu quello che è stao in vacanza
che ignorante…e poi bentornato lo avranno pensato anche babelez e ipg :P
ipg non credo pensi e babelez studia solo ormai
Non si conosce mai niente e nessuno.. eh? che strano..