Hollywood (SA)
Cinebrivido
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"…e supponiamo che sia vissuto fino a quattromila anni… e supponiamo ancora che nel suo rimbambimento stia ancora smerciando bevande alcoliche, facendo eccitare le ragazze, sbarazzandosi di uomini politici corrotti, e che difenda appassionatamente la maternità.
Allora, non direste che quel tipo è un dio?"
E non sarebbe anche l’unico dio con il quale vi passereste il compleanno?
Eddie Campbell
In giro per le isole con Bacchus
Bacchus Volume 4
Edizioni BD/Altà Fedeltà
15 € (veramente spesi bene)
Pagina 1 – Pagina 2 – Pagina 3 – Pagina 4
Pagina 5 – Pagina 6 – Pagina 7 – Pagina 8
C’era una volta una bambina con i capelli lunghissimi, un giorno la nonna le regalò due nastri con dei campanellini per farsi le trecce e le disse:
– Questi sono dei campanellini magici se fai la cattiva il folletto dei campanellini ti prenderà le trecce.
Ma si sa le bambine a volte sono monelle e così un giorno la bimba disubbidì alla mamma e andò a giocare con le caprette del nonno di nascosto sporcandosi tutta. Allora sentì i campanellini iniziare a tintinnare forte e una vocina lontana che diceva:
– Dove sono i miei campanelli? chi è che ha disubbidito alla mamma?
La bambina allora si mise paura e iniziò a scappare, per nascondersi, ma ovunque andasse sembrava che il folletto si facesse più vicino. Allora scappò nel fienile e si nascose tra la paglia.
– Dove sono i mie cam… Ahi!
La bambina sbrirciò da sotto alla paglia e vide che il folletto si era fatto male inciampando nel forcone che il nonno usava per dare da mangiare ai cavalli.
Allora le dispiacque per il piccolo folletto e gli si fece vicino porgendogli il suo fazzoletto per fasciarsi la gamba che si era ferito.
– Ma tu non hai paura di me? – chiese il folletto – non hai paura che ti rubi le trecce?
La bambina allora si ricordò di quello che le aveva detto la nonna e rimase immobile impaurita.
Il folletto allora prese il fazzoletto, se lo passò sulla ferita e questa immediatamente sparì, poi guardò la bambina che era ancora senza parole, strizzò un occhio e il vestito sporco della bimba tornò pulito.
– Oh! – esclamò la bambina.
Poi il folletto si tolse il cappello, vi infilò una mano dentro e tirò fuori una piccola bacchetta tutta storta: – Però i miei campanelli me li riprendo.
Ma in quel momento si sentirono le voci della nonna e della mamma che chiamavano la bambina. Il folletto allora, un po’ preoccupato, si guardò intorno: – Ahi, devo andare prima che mi vedano…
Poi agitò la bacchetta e disse: – Uhm… sei carina con queste trecce, ci vuole qualcosa di meglio per queste trecce.
E mentre lo diceva la nonna arrivò nel fienile: – Eccoti, sei qui allora.
La bambina si girò: – Nonna! guarda un folletto! – Ma quando lo indicò alla nonna il folletto era sparito.
– Ma i folletti non esistono – disse la nonna sorridendo.
– Io l’ho visto, era nel fienile, si è preso i campanelli – protestò la bambina.
– Andiamo dai, che la torta è pronta per la merenda.
– Evviva!
E non appena lo disse centinaia di farfalle colorate iniziarono ad uscire dai fermagli che le aveva lasciato il folletto.
La casa (a casa)
(de Moraes – Bardotti) Vinicius – Endrigo – coro di bambini
Dopo una settimana (anche un po’ di più ndM), posso dire che il tasso alcoolico dovuto al vino rosso è finalmente svaporato.
La cena al Cueva Maya si è rivelata, come attesa, un vero bordello. Forse mettere un branco di consulenti in libera uscita davanti a colate di alcool non è una brillante idea,se ci tenete all’aplomb. Comunque.
L’ambiente fa molto ristorantino per bene, con pochi e fini riferimenti all’arte maya. Grazie al cielo non stanno cercando di convincermi che sono in un tempio.
La cantina si rivela immediatamente una tragedia, visto che pare non riescono ad avere più di due bottiglie di vino rosso dello stesso tipo, facendoci fare un casino enologico passando tra nero d’avola, qualcosa di friulano e un tinto messicano. Il cameriere invece è stato gentile, simpatico e soprattutto in grado di tenere a bada le belve feroci, secondo me ha avi domatori di leoni. Un po’ troppo “faccio tutto io”, ma simpatico.
E il cibo? Buono, non troppo speziato, molto vicino al nostro gusto, abbiamo mangiato quasi tutti fajitas, e con poche tortillas. Le porzioni però più che abbondanti.
Alla fin della fiera, un buon ristorante ma non il best of. Forse però sarà il caso di non andarci con un branco di iene. Sono dell’idea che abbiano terrorizzato il cuoco.
Cueva Maya (Milano)
Indirizzo: viale Monte Nero 19
Telefono: 02 55185740
Costo finale della cena: sui 30 € cad. (ed ettolitri di vino)
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