Il giovane cervo
Un giorno un giovane cervo andò al mare, aveva due corna ben sviluppate, che lo facevano sentire grande, ed uno splendido mantello, che aveva perso le macchioline bianche che caratterizzano il pelo dei cervi ancora bambini: insomma da poco era diventato abbastanza grande da potersene andare in giro senza la mamma e aveva deciso di andare al mare, di cui tanto aveva sentito parlare dal suo amico Battista, il saggio gufo surfista.
Quando vide il mare rimase profondamente meravigliato, tanto era bello lo spettacolo che gli si mostrava dinnanzi agli occhi. Il riflesso del sole sull’acqua lo abbagliava e la vastità dell’orizzonte lo lasciava senza fiato. Senza pensarci due volte si precipitò tra le onde e qui a saltare, a tuffarsi, a fare capriole; ma il giovane cervo era ancora inesperto di cose di mare e un tuffo sfortunato gli fece rimanere le corna incastrate in uno scoglio sommerso. A quel punto cercò in tutti i modi di liberarsi, ma i suoi sforzi non sembravano dare alcun risultato e cominciava a mancargli l’aria, giacchè la sua testa era immersa nell’acqua.
Passò di lì Bernardo, il granchio Bastardo, che gli chiese: – Ti serve una mano?
– Si – rispose ingoiando acqua salata il giovane cervo.
E allora il granchio con le sue grosse chele, che sono le zampe d’avanti del granchi e sono come due grosse tenaglie, gli spezzò le corna.
– Non potevi sollevare un po’ lo scoglio? – chiese il cervo pensando alle sue povere corna spezzate.
– Non c’ho pensato – ribattè il granchio.
– Aiutami a tornare a riva – implorò il cervo – sono troppo stanco.
E lo era davvero, un po’ per gli sforzi che aveva fatto per liberarsi, un po’ per la paura che s’era preso, così il granchio lo tiro a riva, ma, così facendo, le sue chele lacerarono tutto il manto del cervo.
Quando furono a riva quello riprese un po’ fiato: – Non potevi spingermi, invece di tirarmi? – osservò riferendosi al mantello strappato.
– Non c’ho pensato – rifece il granchio.
Il giovane cervo cercò allora d’alzarsi e il granchio per aiutarlo lo spinse da sotto riempiendolo di sabbia e sporcandolo tutto.
– Non potevi stare più attento con la sabbia?
– Non c’ho pensato – disse il granchio.
Poi vide che il cervo sorrideva: – Perchè ridi ora che sei tutto sporco?
– Basterà che mi sciacqui e tornerò pulito.
– Si, ma perchè ridi ora che il tuo manto è tutto lacero?
– Prima della prossima primavera sarà più bello di com’era prima.
– Si, ma perchè ridi ora che le tue corna sono spezzate?
– L’anno prossimo ricrescerannoo più grandi di quelle che avevo.
– Si, ma perchè ridi?
– Perchè non sei uno scorpione!
Detto questo si sollevò sulle zampe posteriori, per ricadere pesantemente con quelle d’avanti sul guscio del granchio: – Vedi, se tu fossi stato uno scorpione, ora avresti potuto avvelenarmi con la tua coda ed uccidermi, ma sei solo un granchio.
E pigiò più forte, finchè il granchio non smise di respirare.
La morale della favola è: talvolta conoscere i propri limiti può salvarci la vita, ovvero, i buoni possono essere stupidi, i cattivi no.