Questo post è dedicato a tutti quelli che credono che la sociologia sia una scienza, a quelli che amano o odiano Winnie Pooh, a quelli che hanno la pazienza di leggere fino in fondo, a quelli che pensano che le favole siano lo specchio di una società, a quelli che conoscono riviste di sociologia o cose simili a cui mandare questo scritto, a chi sa che il merchandesing di Pooh e compagni è pari a quello di Topolino, Paperino, Minni, Pippo e Pluto messi insieme, a chi crede che il mondo debba andare meglio di come sta andando e infine anche a pensa che il mondo sarebbe migliore con un vasetto di miele vicino.
Introduzione – Quando una minigonna alzava il PIL
Una volta si diceva che la lunghezza delle gonne fosse il termometro per misurare lo stato di salute dell’economia italiana, più si riduceva la fascia di stoffa più correva il paese. Oggi che viviamo in un’economia globalizzata, dove l’effetto farfalla non è qualcosa di poetico, ma un appurato dato di fatto, la nostra macchina economica è soltanto un meccanismo di un costrutto che coinvolge tutto il pianeta.
Economisti e studiosi di materie finanziarie setacciano quotidianamente dati e cifre cercando di capire come vanno le cose e come andranno nel prossimo futuro, la gente comune cerca di capirci qualcosa seguendo il saliscendi degli indici di borsa, sentendo, però, il portafoglio sempre più magro e leggero. Mentre assistevamo inconsapevoli alla fine della new economy, credevamo di essere in una nuova epoca di boom economico, per poi risvegliarci dolorosamente dopo gli attentati alle torri gemelle simbolico acme di un declino cominciato più di un anno prima. Qual’era lo stato d’animo delle persone in quel periodo? come affrontano la propria quotidianità oggi? esiste qualche indicatore che ci permette, seppure con le generalizzazioni del caso, di ottenere una chiave di lettura della società moderna?
Negli anni scorsi l’abbigliamento femminile poteva dare forse un’indicazione, oggi però la società ha fatto dell’eccesso la sua bandiera, probabilmente sociologi e antropologi avranno materia di studio per i prossimi anni e riusciranno ad analizzare alla perfezione l’ultimo decenni e a mostrarne tutte le coerenze e le contraddizioni. Questo però a noi non basta, non possiamo accontentarci di un "ripassate più tardi", le persone ogni giorno lavorano, comprano, guardano la tv e, malgrado i tempi di magra, si divertono. Impossibile quindi che non vi siano dei macroindicatori che in tempo reale o quasi ci aiutino ad interpretare la realtà.
Alla ricerca del mito
Nel corso di questi ultimi anni, è possibile tracciare un parallelo tra le dinamiche sociali e la produzione di miti condivisi. Negli ultimi cento anni la produzione mitologica, un tempo espletata da aedi ciechi, è stata pieno appannaggio del cinema, come già hanno detto penne più illustri della mia; quindi è nel cinema che probabilmente va ricercata quella chiave di lettura che ci siamo posti come obiettivo. Ovvio che per avere una chiave di lettura globale non possiamo far altro che puntare l’obiettivo sul cinema americano, non certo su quello italiano o su quella Bollywood che appassiona i cinefili orfani delle post-avanguardie.
Restringeremo però il campo di ricerca alle pellicole degli autori meno celebri, la cui firma non è riconoscibile per chi di cinema ne mastica poco, questo perché il grande regista, come tutti gli artisti, ci da una visione della realtà filtrata attraverso il suo modo di esprimersi, mentre chi è meno famoso, può permettersi meno il lusso di interpretare alla propria maniera una scena o una trama, anzi deve cercare di rispecchiare quanto più può quello che il pubblico si aspetta.
Infine sfoltiremo ancora l’insieme dei film sotto esame scegliendo solo film d’animazione per bambini, questo perchè le pellicole dedicate ai più piccoli hanno oggi il ruolo che avevano un tempo le fiabe, soprattutto per gli adulti. Infatti sono adulti quelli che creano e producono questi film e sono adulti coloro che inventano le trame e le costruiscono, come le fiabe di una volta, per dare degli insegnamenti ai più piccoli, per aiutarli a crescere e a farli diventare parte della società dei grandi.
Un orso giallo ghiotto di miele
Seguendo questi parametri i film che riusciamo a rintracciare sono relativamente pochi, tra questi quelli che però spiccano sono i film dedicati a Winnie the Pooh e ai suoi amici del Bosco dei Cento Acri. Questo per due motivi, il primo è che ai personaggi di Alan Alexandre Milne sono stati dedicati più di un film negli ultimi anni, il secondo è che l’orsetto Pooh, Tigro e gli altri sono diventati delle icone raffigurate ovunque, non solo su zainetti e portacolori per i più piccoli, ma anche su capi d’abbigliamento per adulti, sono appesi allo specchietto retrovisore delle auto sia di ragazzi che di ragazze, finiscono sui tappetini dei mouse negli uffici, hanno persino il loro posto sugli alberi di natale. Insomma sono integrati con la realtà che stiamo cercando di capire.
Quello a cui assistiamo i questi film è un progressivo sgretolarsi del dinamismo iniziale, per arretrare su posizioni più dimesse, fino all’ultimo film molto che affronta tematiche molto più preoccupanti, ma chiudendosi con un lieto fine che è un invito alla speranza. E’ bene però procedere con ordine.
T come toro
Il primo film del rilancio di Winnie the Pooh e i suoi amici fu "T come Tigro" uscito nel 2000. Il personaggio di Tigro già negli anni precedenti aveva conquistato molte simpatie, più colorato di Winnie Pooh, Tigro è una tigre per niente feroce che ama passare il suo tempo compiendo acrobazie sempre più ardite rimbalzando sulla sua coda come fosse una molla. La sua faccia simpatica a metà tra il tontolone, quando si tratta di pensare, e il determinato, quando si tratta di compiere balzi particolarmente complicati, lo rende più accattivante di Winnie The Pooh, che in origine era il protagonista delle storie. L’uscita del film con il faccione di Tigro che cala dall’alto della locandina è il momento di massima gloria per la tigre arancione.
La trama del film è semplice, Tigro si sente incompreso dagli amici e decide di ritrovare la sua famiglia e parte dal Bosco dei Cento Acri, Winnie Pooh e i suoi amici allora decidono di cucirsi dei costumi da Tigro e fingersi suoi parenti, alla fine il trucco viene scoperto, ma Tigro capisce il gesto dei suoi amici e festeggia con loro. Il film fu accompagnato da un battage pubblicitario notevole e non vi fu alcuno tra i cinque e i trent’anni che non sentisse il bisogno di avere qualcosa di Tigro, dal pupazzetto attaccato allo zaino alla penna colorata. In particolare si inaugurò una serie di pupazzi di peluche che rappresentavano i vari personaggi del Bosco dei Cento Acri con i costumi da Tigro, cosa che continua tutt’oggi con i winnie pooh da attaccare ai cellulari con indosso i costumi di diversi animali.
Il film è un elogio dell’individuo, ognuno è diverso e va bene così, anche se si è diversi si può essere felici con chi ci circonda. Il film è luminoso e ottimista, molte delle scene muovono al riso e i travestimenti sono davvero buffi e lo spirito farsesco è tangibile, il manifesto davanti al cinema, o, se volete, la copertina del dvd, e la pubblicità promettevano una carnevalata e di una carnevalata si tratta.
Uscito, come detto, nel 2000 "T come Tigro" comincia però a muovere i primi passi nel 1998, nel pieno del boom della new-economy e dell’e-business, un periodo pieno di ottimismo e di crescita, purtroppo troppo veloce e frutto di speculazioni che di concreto avevano poco. Il 2000 è l’anno della crisi, molte delle società chiudono con migliaia di dipendenti che perdono il proprio posto di lavoro. "T come Tigro" esce in un periodo in cui ancora non c’è la piena consapevolezza della difficoltà del momento e dove ancora si viaggia sull’onda lunga dell’entusiasmo figlio degli anni precedenti. E’ facile per Winnie the Pooh e i suoi amici fingersi tigri, com’è facile creare una società su internet e ricevere migliaia di dollari di finanziamenti per creare qualcosa, senza però averne nè le competenze nè le capacità.
Tigro può essere visto come la rappresentazione più alta di quegli anni, divertirsi, saltare e non pensare che ci si può fare male. Ma farsi male non è difficile anzi è molto facile e quando le cose cominciano ad andare male è bene prepararsi al fatto che potrebbero andare peggio.
E le cose andarono peggio, l’economia mondiale già in crisi venne scossa ulteriormente dall’ondata di paura successiva all’11 settembre 2001 alla paura fece seguito le guerre contro l’Afganistan e contro l’Iraq che portarono alla stelle il prezzo del petrolio e al ristagno dell’economia.
Pimpi di New York
Nel 2003 esce "Pimpi, piccolo grande eroe", figlio diretto degli anni precedenti, la storia questa volta è incentrata su Pimpi, il piccolo maialino che vive nel Bosco dei Cento Acri. Dopo una battuta di caccia al miele, Pimpi non vede riconosciuto il suo ruolo e si sente escluso dagli amici, decide allora di abbandonare la propria casa per cercare un posto dove sentirsi a suo agio. Nel frattempo gli amici, accortisi dell’assenza del maialino ne ricordano l’importanza e iniziano a cercarlo fino all’eroico ricongiungimento finale dove verranno ricordate le sue maggiori imprese.
Sebbene la trama sia simile a quella di "T come Tigro", un distacco, un viaggio e un ritorno alla situazione originale con un miglioramento e una festa per tutti, il film di Pimpi ha un tono molto più dimesso, se la ricerca di Tigro è piena di salti e capitomboli, Pimpi non parte per trovare qualcuno con cui condividere le gioie delle acrobazie, ma per trovare il proprio posto nel mondo, sentendosi escluso dagli amici, si sente escluso da tutto. Il tono scanzonato del primo film qui diventa malinconia quando gli amici ricordano il ruolo del piccolo maialino rosa nella propria vita, il viaggio di Pimpi è un momento di riflessione per tutto il bosco, mentre quello di Tigro era stata l’occasione per una mascherata, ora l’atmosfera è molto diversa, più commossa.
Il film di Pimpi è anche lo specchio di una società che riflette, che si chiude sui propri ricordi e cerca di riassaporare quello che era, è finita l’epoca della corsa all’oro, non si salta e non si balla più. A New York ci sono ancora le macerie da pulire quando cominciano a circolare le prime immagini del film e nessuno ha voglia di mascherarsi. Siamo in un momento di declino e di introspezione e anche il merchandesing di film e personaggi rispecchia questa situazione, i colori forti di Tigro cedono il posto ai rosa pastello di Pimpi e al marrone chiaro di Winnie the Pooh.
Anche per Winnie the Pooh vi è un ritorno, mentre in "T come Tigro" il suo ruolo era secondario, in "Pimpi, piccolo grande eroe" è di fondamentale importanza, sia per il ruolo che ha la sua amicizia con Pimpi, sia per la dolcezza e l’ingenua saggezza che riesce a trasmettere sia all’amico che agli spettatori. siamo in un momento in cui c’è bisogno di miele e di orsacchiotti da abbracciare, le persone si sentono smarrite in un mondo dove gli aerei e le poste, le cose che sembravano tra le più sicure al mondo, non lo sono più, il rischio attentanti è alto e ci si fida poco anche di uscire di casa.
Il finale è un lieto fine, stiamo pur sempre parlando di un film prima di tutto per bambini, ma riportando la situazione all’inizio, lascia in sospeso quello che succederà in futuro, Pimpi verrà trattato meglio? di nuovo non gli verrà dato merito dei suoi contributi? il sollievo provato ritrovando gli amici è momentaneo o duraturo? Quando esce questo film sono queste le emozioni che provano gli spettatori fuori dalla sala e Winnie the Pooh, Pimpi e gli altri animali del Bosco dei Cento Acri sono un momento felice in un mondo che sembra essere incontrollato.
Winnie the Pooh va alla guerra
Il 2005 è invece l’anno di "Winnie the Pooh e gli Efelanti", il titolo non tragga in errore il vero protagonista è Ro il piccolo canguro che, alla ricerca di un compagno di giochi, stringe amicizia con Effy, un cucciolo di efelante che vive al di là del Bosco dei Cento Acri. La storia si basa su due equivoci, Winnie the Pooh ed i suoi amici credono che gli efelanti siano dei mostri enormi e terribili e gli efelanti dal canto loro preferiscono stare tranquilli tra di loro e scoraggiano i loro piccoli ad andare nel bosco raccontandogli dei suoi abitanti confusionari e in grado di divorare fino all’inverosimile enormi quantità di miele.
Quando Pooh e gli altri si accorgono della mancanza di Ro si preparano per andarlo a cercare come se dovessero andare in guerra, caricano Ih-oh di salmerie e partono per la valle degli efelanti pur facendosela sotto. Alla fine gli equivoci verranno chiariti e i due cuccioli potranno continuare a giocare insieme, le diffidenze iniziali scompariranno totalmente e anche i più paurosi si uniranno ai giochi dei più piccoli.
La diffidenza è il frutto peggiore dell’11 settembre, il mondo sembra quasi essersi svegliato un giorno ed essersi scoperto disincantato. Se è vero che gli Stati Uniti hanno scoperto a loro spese di essere vulnerabili all’interno del loro territorio, cosa che non accadeva dalla guerra civile americana, cioè da quasi un secolo e mezzo, anche il resto del mondo si è reso conto che non esiste nessun luogo dove essere al sicuro. Questa mancanza di sicurezza diffusa si è poi espressa in xenofobia e febbrile adesione a valori religiosi dimenticati, un’adesione però puramente formale, anzi estremamente formale e ritualistica, che ha avuto la sua massima espressione con i funerali del papa Giovanni Paolo II, ma che non si rispecchia nell’animo dei nuovi credenti, anzi, già atei e disabituati al pensiero religioso lo interpretano fatalmente come uno stile di vita o una dieta.
Tutto questo avviene sia nei paesi ricchi sia in quelli più poveri, l’individuo fragile e insicuro cerca la sua sicurezza in qualche valore esterno e fino a poco prima estraneo al quale aggrapparsi senza comprenderne davvero il messaggio di pace e di fratellanza, ma anzi facendolo diventare qualcosa di orribile e nefasto come un esercito e una guerra. Pimpi, che nel film precedente cercava il suo posto in mondo più grande di lui, e i suoi amici ora sono contrapposti agli efelanti, ci siamo noi e loro, i buoni e i cattivi, Ro deve essere salvato, gli può accadere qualcosa di male con quei terribili efelanti.
E’ indubbiamente un elemento nuovo nel mondo di Winnie The Pooh l’introduzione degli efelanti, fino a quel momento avevamo creduto che il mondo finisse con il Bosco dei Cento Acri, anche i viaggi di Tigro e di Pimpi nei film precedenti si svolgono in luoghi indefiniti, dove non incontrano nessuno quindi dei non-luoghi, invece in questo film vengono introdotti nuovi personaggi e il posto in cui questi vivono, un luogo, quindi, diverso dal Bosco dei Cento Acri. E’ una contrapposizione non del tutto inedita nel mondo di Winnie the Pooh, era già accaduto quando erano arrivati Canga e Ro nel bosco, ma mai era accaduto che Winnie Pooh e i suoi amici organizzassero una vera e propria spedizione militare per "combattere" il nemico.
Fortunatamente la risoluzione del "conflitto" non è sanguinosa e malgrado i pericoli corsi da Effy e da Ro nel finale, c’è la possibilità di chiarirsi e far sciogliere i pregiudizi e le reciproche paure. I due bambini insegnano ai "grandi" cos’è la tolleranza e il saper stare insieme nonostante le differenze, una lezione di amicizia per i piccoli e per i grandi spettatori, che purtroppo non ha avuto ancora un suo corrispettivo nel mondo reale.
Un personaggio sul quale vale la pena di porre attenzione è Ih-oh, l’asinello del Bosco dei Cento Acri. Nel corso degli anni questo personaggio ha guadagnato consensi e malgrado non abbia le caratteristiche per reggere un film intero sulle sue spalle, è sempre malinconico, sfortunato e stanco, la sua immagine sta avendo un notevole successo. All’interno di Winnie the Pooh e gli Efelanti è protagonista di alcune scene dove viene abbandonato dai suoi amici a trasportare da solo le salmerie e tutto l’occorrente per la "guerra" contro gli efelanti e lui mogio mogio si trascina rassegnato dietro il tutto.
Malgrado la storia punti l’attenzione su Ro ed Effy, è Ih-oh il personaggio che ha visto salire con questo film le sue quotazioni, Ro è un cucciolo di canguro e Effy, malgrado la faccia simpatica è troppo grosso per farne un peluche in scala con gli altri personaggi, è comunque meno accattivante di quelli già noti al pubblico.
Tra gli abitanti del Bosco dei Cento Acri, in ogni Disney store, i pupazzi di Ih-oh sono in numero inferiore solo a quelli di winnie the Pooh, perché è proprio l’asinello oggi il miglior rappresentante dell’uomo della strada, che percepisce la guerra in atto ma non ne comprende le motivazioni, non sa cosa fare in concreto e si adegua al comportamento di chi gli appare come più autorevole di lui, arrivando a sopportare e compiere il lavoro di tutti malgrado non abbia davvero intenzione di muovere guerra a chicchessia.
Un altro elemento importante del mondo di oggi e del film è il rapporto tra rigidità e flessibilità. In un primo momento può sembrare che Ro andando nella valle degli Efelanti disubbidisca a delle regole, ma le "leggi" del bosco dei cento acri, in realtà passate sotto forma di consigli da parte degli altri personaggi, nascono dalla paura e dal pregiudizio e non da razionale buonsenso. Ro, con l’ingenuità del cucciolo, mette in discussione le certezze degli altri, prima infrangendo le regole e poi dimostrando a tutti che gli efelanti sono come gli altri abitanti del bosco e quindi ci si può giocare insieme ed esserne amici.
La rigidità di Pooh, di Tigro e degli altri personaggi, gli impedisce di vedere le cose per quello che sono realmente, eppure a loro sembra quasi che si possa vivere felici anche così, rimanendo tra i confini del bosco. Lo spettatore sa che questo non è possibile e che il lieto fine sarà solo quello in cui Ro ed Effy potranno giocare insieme ed aspetta che arrivi questo momento di risoluzione delle differenze per tirare il sospiro di sollievo finale ed uscire dal cinema contento.
Il mondo del 2005 non è tanto diverso, la paura degli anni precedenti è diventata rigidità, nuove leggi sono state varate in molti stati per rispondere al sentimento popolare di insicurezza, ma allo stesso tempo la gente ha sentito restringersi le proprie libertà individuali e sebbene si possa rinunciare alla propria libertà per motivi di sicurezza, tale rinuncia è sempre sentita come oppressiva ed imposta. E’ per questo che nella coscienza di molti si è fatta strada la consapevolezza che la strada per un mondo migliore è una via di mezzo, più flessibile e umanista, c’è però per molti la frustrazione di non sapere come poter concretizzare questa intuizione. Ro, nel film, ci riesce, ma è purtroppo solo un film per bambini, un’opera di finzione e non la vita reale.
E’ però giusto anche sottolineare che proprio il fatto che sia un film d’animazione e quindi una favola dedicata ai più piccoli che fa ben sperare per il futuro, se nei film precedenti si insegnava il valore dell’amicizia, con Winnie Pooh e gli altri che affrontavano prove per confermare il loro rapporto, nell’ultimo film l’amicizia è qualcosa che può nascere anche tra individui diversi e che, dall’esterno, nessuno avrebbe detto poter diventare amici. E’ una morale che viene sentita come giusta anche da quegli adulti, che pur non riuscendo ad attuarla nel quotidiano, vi espongono i propri figli volentieri.
Epilogo – Un orsetto in minigonna
Il percorso compiuto dagli ultimi film di Winnie the Pooh è molto chiaro, da un momento di euforia fatto di colori e salti del primo "T come Tigro", siamo passati alla riflessione di "Pimpi, piccolo grande eroe", per arrivare alla diffidenza di "Winnie The Pooh e gli Efelanti". E se è vero che non si può individuare un rapporto diretto tra i film e il periodo storico, non possiamo fare a meno di cogliere il fatto indiscutibile che questi film sono figli della società che li ha prodotti, una società che nel corso degli anni ha subito dei mutamenti e che continua a rimanere sospesa in un’epoca di incertezza.
Vorremo ricordare che le storie dei film di Pooh sono tratte dai racconti di Milne usciti quasi ottanta anni fa ed erano ben disponibili da tempo, crediamo però che non sia un caso che alcune storie siano state scelte in determinati anni piuttosto che in altri e siano state interpretate in un certo modo piuttosto che in un altro.
I film di Winnie the Pooh inoltre sono dei film di cassetta, non sono le mega produzioni animate in computer graphic che vengono presentate solitamente sotto Natale che portano al cinema sia i bambini che gli adulti, che spesso sono il vero target di certe battute: i film del Bosco dei Cento Acri sono film dedicati ai più piccoli e i "grandi" che li vedono sono lì o come accompagnatori o proprio per tornare bambini per quell’ora e mezza. Quindi, come dicevamo all’inizio, i film di Winnie Pooh sono dei film che nascono, come le favole di una volta, per aiutare i bambini a crescere e, di conseguenza, portatori di valori condivisi. Proprio per questo crediamo che siano un utile lente attraverso la quale osservare la nostra società e i suoi cambiamenti.
Veramente spettacolare! Ti sei guadagnato un ingaggio (non retribuito, ma pur sempre un ingaggio) nella giungla delle mie nanoproduzioni!
eh, mucio.
questo post non è dedicato a me,
non sono neanche arrivata in fondo.
Se lo leggi tutto, oltre a sentirti una persona migliore, ti pago
http://www.uccidiamowinniepooh.splinder.com/
tié ;)
Fulvia: Sarai assimilata :P
Bravissimo Mucio.
Complimenti.
Una monografia assolutamente unica nel suo genere, Mucho. Non potrò più fare a meno delle tue chiavi di lettura.
Ma hai trascurato la folta messe di messaggi subliminali notoriamente occultati nei lavori in oggetto.
Sembra che uno degli archivi più inaccessibili della famosa Area 51 sia dedicato all’orsetto bulimico.
E che degli archetipi dei personaggi si trovino graffiti nelle modanature dell’Arca dell’Alleanza.
Ti manderò un esauriente documentazione.
…..
ennio: grazie
luth: tu sei pazzo, pazzo a parlare di certe cose così direttamente, devo provare a sbianchettare il tutto. Ma forse è troppo tardi
Questo trattato di sociologia è lo stato dell’arte. Pari solo al Topoletto.
winnie the pooh e tigro sono come topolino e pippo, è inevitabile preferire il secondo.
qbic: grazie sono commosso
abt: non so, se ti guardi in giro vedrai più Ihoh che Tigro
ti sei dimenticato di parlare dei capelli di Ih-oh.
non so, almeno accennare…
visto che è il migliore.
hai capito mucio che belle cosette che scrive…brà!
allora, adesso non ho tempo x leggermelo tutto, ma lo farò di sicuro perché mi sembra una di quelle capate che può partorire solo uno che fa scienze della comunicazionem, tipo per esempio io. ma tu che fai? sociologia?
Laureato a luglio in sdc, comunque ci avrei scommesso che eri a scienze della comunicazione. Comunque non preoccuparti non puoi avermi visto in università, ho seguito solo il primo semestre del primo anno
Bravissimo Mucio 2.
Grazie 2 ennio, ma perchè?
ancora nn ho capito se state parlando bene o male di winnie the pooh comq posso dirvi ke se winnie dovrebbe essere vero me lo sposerei a ttt i costi xkè è così dolce con quel nasino….e poi il suo culetto nn ne parliamo proprio…ke bello ke è!!!!
ciaooo molto carino