La situazione non mi piaceva, mi infilai nella metro con uno strano presentimento, seduta poco più in là una ragazza con il walkman cantava stonando delle canzoni inglesi dal testo irriconoscibile. Scesi in Duomo come un turista, inciampando nella scala mobile, poco più in là un ragazzo di colore chiedeva l’elemosina improvvisando coreografie da due lire, ero stanco e il mal di testa mi dava ancora noie. La puzza del barbone mi era rimasta attaccata addosso e la gente mi evitava, voltai verso casa.
Ero quasi sotto al portone quando incrociai nuovamente la ragazza del walkman, anche lei mi riconobbe e mi sorrise, poi estrasse dal giubbotto una calibro nove e cominciò a sparare, ebbi un sussulto non approvato da molte chiese cristiane e scartai di lato. Avrei voluto avere con me la mia pistola, ma è da quella vacanza in Calabria in quinta elementare che non uso armi ad acqua.
Scaricò il caricatore sulla macchina dietro la quale mi ero nascosto, poi cominciò la laboriosa operazione di cambio del caricatore. E’ vero, di solito non lo è, ma di solito non lo fanno le femmine. Ma i miei guai non erano finiti, da un furgone sbucò l’improbabile ballerino della metro, che urlò più alla ragazza che a me "vincerò io la sfida" e si propose in piroette indecenti e spaccate al rallentatore, allora ne approfittai, da ballerino divenne cantante.
La ragazza aveva finito con il caricatore e ricominciò a sparare, due colpi secchi, più forti dei precedenti, a quel punto mi aspettavo solamente le campane, invece sentii una voce maschile dietro la ragazza: "Non preoccuparti, qui c’è Taricone tuo che ti salva la vita, amico ti sei messo in un casino più grande di te." Lo so, lo chiamano mondo.
Il campanile battè le nove.
Slacciata l’imbragatura con la quale si era calato lungo la facciata del palazzo si avvicinò al cadavere della ragazza e le sposto il giubbotto con la sua pistola, "Vedi" mi disse, la maglietta della ragazza era rossa con la scritta "Sfida" ben visibile: – "anche l’altro ha la stessa maglietta, hai fatto troppe domande in giro bello e ora gli Amici ti vogliono morto." Continuai a guardarlo senza dire nulla.
– E’ una lotta che io e il mio gruppo stiamo combattendo da alcuni anni per riportare il buongusto in Italia.
Continuavo a guardarlo.
– Purtroppo sono ovunque e noi non potremo aiutarti per sempre.
Si interruppe vedendo che lo fissavo senza parlare.
– Amico stai bene? sei ferito?
– Hai la patta aperta.
Abbassò il capo per controllare.
Non era vero, ma ai coglioni chi sono uno ogni tanto glielo deve ricordare.