Cara Viola,
credo che qui ti piacerebbe, a tutti piace, come dice Sam, ma nessuno ci rimane a lungo. Il posto è meraviglioso e ha pochi colori, il blu del cielo e del mare, il giallo della sabbia, il verde delle foglie, il marrone dei tronchi degli alberi, delle barche e delle case e il bianco delle vele e della schiuma delle onde o delle nuvole. Il colore dominante però è il blu, dell’oceano e del cielo.
Sam ogni tanto dice che secondo lui il cielo è l’oceano di qualcuno più grande di noi e che le nuvole sono la schiuma che si forma sulla superficie di questo mare più grande, e noi come i pesci non ci accorgiamo di respirare finché non ce la tolgono.
Ogni mattina, mi sveglio prima che sorga il sole e con Sam andiamo a prendere la nostra barca, andiamo al largo e buttiamo le reti, peschiamo fin quasi a mezzogiorno, poi torniamo indietro, svuotiamo le reti, pesiamo il pesce e puliamo le reti, poi lo vendiamo ad un tipo australiano che compra il pesce di tutta l’isola per rivenderlo ai ristoranti del continente. La sera poi ci riposiamo, ogni tanto scrivo, qualche volta c’è una festa, più spesso c’è qualche riparazione da fare alle reti o alla barca.
Sam è di qui, il suo nome è impronunciabile e non lo ricordo mai, ma mi ha detto di chiamarlo come lo chiamano tutti gli stranieri, Sam e basta, ha quasi 50, le rughe scolpite dal sole e i capelli ricci e bianchi come lana di pecora, anche se Sam non ha mai visto una pecora. All’inizio non mi piaceva chiamarlo Sam, ha pur sempre vent’anni più di me, mi sembrava di essere il cacciatore bianco che si rivolge con finta benevolenza a chi ritiene inferiore. All’inizio provavo a dargli del voi, ma non ci capivamo.
Sam mi ha insegnato tutto quello che si deve sapere per iniziare a pescare, più si pesca e più si impara mi dice sempre, e anche lui sta ancora imparando. Sam ha tre figli che pescano con i loro figli, lui avrebbe dovuto smettere, avrebbe potuto vivere con il lavoro dei figli, ma quando sono arrivato io stava solo cercando una scusa e qualcuno che lo aiutasse per tornare a pescare in mare.
Mi ha raccontato che una volta, quando aveva vent’anni, si è trovato da solo in mezzo al mare, tutto intorno aveva solo il mare e il cielo, si è alzato in piedi per cercare un punto di riferimento per poter tornare indietro, ma mentre si alzava si è sentito di sollevare dalla barca e si è visto dall’alto, un puntino scuro in un immenso mare blu. Lui non sa cosa vuol dire questa cosa, però mentre gli succedeva stava bene e non era più preoccupato dell’essere da solo in mare aperto, anzi sapeva che sarebbe andata bene.
Non so quanto tempo rimarrò qui, forse ha ragione Sam nessuno resiste a lungo su questa isola, uno come me poi non credo proprio. Più che altro va a finire che mi immalinconisco, mi annoio e mi chiudo. Ho bisogno di uscire e di vedere gente. Qui conosco ormai tutti e non esiste il concetto di stare in casa, però non è lo stesso. Forse ti scrivo questa lettera proprio per "uscire" un po’. L’affido all’australiano che spero non la dimentichi troppo a lungo prima di spedirtela. Non provare a rispondermi, qui non esiste indirizzo e non ho mai visto un postino.
Se senti che la carta puzza di pesce, sappi che forse potrebbe essere stato pescato da me.
A presto.
Mucio