L’ultimo ricordo della mia vita passata è lo schianto dell’aereo. Poi è stata una questione di un attimo e ho visto una luce, una luce che mi sembrava di non aver mai visto, una luce che mi era familiare e allo stesso tempo nuova. C’era una forza che mi spingeva verso di lei e un peso in fondo allo stomaco che mi chiedeva di rimanere lì dov’ero, la paura, la fottuta paura di quello che sarebbe accaduto dopo.
Tutto improvvisamente si è fatto più stretto, la luce è quasi sparita, ero schiacciato da quello che mi era intorno e non riuscivo più nemmeno a respirare. Sentivo dei suoni ottusi nelle miei orecchie e poi acuti come non li avevo mai ascoltati; le mie braccia e le mie gambe erano come intorpidite, come se i miei muscoli fossero flaccidi, privi di forza e di consistenza; sentivo i miei occhi schiudersi lenti e la mia bocca gridare sorda. Ancora quella strana forza mi prendeva dal basso e mi sollevava, il mio unico pensiero è stato "basta, facciamola finita, se dooveva andare così va bene, basta che finisca in fretta."
Ad un certo punto c’è stata la calma e ho sentito il mio cuore battere forte e lento, non avevo più forza, forse era davvero tutto finito, forse avrei potuto finalmente riposare per un po’ tre o quattromila anni. Di nuovo allora è apparsa la luce e la paura nel mio stomaco, credevo che la luce significasse pace, ma quella non era la mia pace, il buio, il sonno era quella la mia pace, quello che volevo. Ancora, ancora e ancora, quel qualcosa luminoso mi tirava verso di lei ed era orribile, dolorosamente orribile e giù, giù e ancora più giù, sapevo che lì sarebbe stato ancora peggio, in quella luce abbagliante che non riuscivo a guardare, in quel rumore assordante pieno di grida e di lamenti, un urlo di fuoco terribile a cui sarei stato condannato per sempre. Di nuovo.
Poi sono nato.
Cose che capitano quando ci si mette i parapesci che costano poco.
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